Buona sera mie piccole volpi!
Eccomi qui con un nuovo articolo.
Oggi, però, non vi parlo di libri!
Ho abbandonato, infatti, più di qualche serie, tranne quella di cui sto per parlarvi che, in certo senso, non é proprio una serie tv ma é più un reality: più leggero e veloce e, nonostante i sottotitoli, più rapido da seguire.
Questo, comunque, é nuovamente una sorta di articolo di recupero, dato che ho terminato la serie già da un po’ ma non ho avuto ancora modo di parlarvene…
Fatte le dovute premesse, direi che possiamo cominciare.
Vi lascio quindi alla recensione!
BTS: IN THE SOOP
BTS: in the soopAnno: 2020
Genere: Reality
Episodi: 8
Stagioni: 1
Stato: Conclusa
Provenienza: Sud Corea
Network: JTBC (emittente coreana) - Weverse
Trama:
Il programma si concentra sul mostrare la vita quotidiana e gli ordinari momenti di riposo dei BTS lontani dalla ribalta.
La prima stagione li segue nell'arco di sette giorni di vacanza alla pensione privata Lake 192 sul lago di Chuncheon, durante i quali si dedicano a diversi passatempi e attività come cucina, pesca e ping pong.
La prima stagione li segue nell'arco di sette giorni di vacanza alla pensione privata Lake 192 sul lago di Chuncheon, durante i quali si dedicano a diversi passatempi e attività come cucina, pesca e ping pong.
Come ormai dico sempre in questi casi, ho delle difficoltà a fare una vera e propria recensione, perché stiamo pur sempre parlando di qualcosa che un po’ esce dagli schemi di una recensione.
In questa sorta di mini reality, i BTS al gran completo, vanno a fare una specie di vacanza di gruppo, un po’ come se fosse una gita di classe, nelle campagne coreane (anche se “soop” significa “foresta”).
I sette ragazzi vivono insieme e, oltre ad una serie di attività ricreative che ognuno si è prefissato di fare, devono anche gestirsi i pasti e la convivenza in senso stretto.
Inutile dire che, per la maggior parte del tempo, i ragazzi vengono ripresi, quindi tutto è da prendere con le pinze.
E badate bene che non voglio dire che si tratti di finzione o di scene costruite, ma bensì che noi spettatori, molto probabilmente, abbiamo visto solo la metà (a farla grande) di ciò che è successo.
E forse, vi dirò, è meglio così, perché mi piace pensare che i ragazzi abbiano veramente avuto la possibilità di staccare dalla vita caotica di Seul e dalla produzione dell’album.
Senza contare che ci troviamo, in questa prima stagione, in pieno 2020, quindi in piena pandemia, con i concerti e gli eventi bloccati per evitare il contagio.
Ecco perché spero davvero che questo sia stato sì un modo per fornire dei contenuti e dell’intrattenimento ai fan, ma anche un momento di svago e riposo.
Ma come funziona IN THE SOOP?
È molto semplice: i partecipanti vengono portati (o ci vanno da soli) presso una località di campagna, fuori dal caos del centro città, e gli viene mess a disposizione una struttura dove convivranno per una settimana.
Durante queste giornate di vacanza, ognuno dei componenti ha la possibilità di svolgere delle attività di svago (come la pittura, la pesca, la lettura, la costruzione di giochi di vario genere, il ping-pong), di allenarsi o, molto banalmente, di riposarsi dormendo, rilassandosi o leggendo.
Oltre a questo, poi, viene anche dato modo ai fan di conoscere meglio il gruppo in quanto, ma anche i singoli membri.
Io che, come sapete, sono una fan abbastanza recente, ho trovato tutto molto interessante, oltre che particolarmente divertente. Vi confesso che ho riso come una cretina e mi sono divertita parecchio durante la visione.
Sul programma in sé, lo ammetto, non c’è molto altro da aggiungere.
Potrei quindi fermarmi qui, ma vorrei entrare un po’ più nello specifico e parlarvi di quella che è stata la mia percezione personale (una recensione, in un certo senso, è anche questo…no?), scontrandomi con la cultura coreana di cui so molto poco.
Perché, diciamocelo, un po’ spaccato culturale, IN THE SOOP, sotto sotto lo è.
In minima parte, perché il personale dei BTS, non è di certo il generico di tutta la Sud Corea, ma ci siamo capiti (spero).
Tanto per cominciare, ho avuto una sorta di shock culturale mentre guardavo i ragazzi alle, prese con la cucina.
Anzi, potremmo pure dire che ho avuto uno shock generico, ma quello è dovuto più che altro ai miei problemi mentali e non!
Ma dicevamo!
I BTS in cucina (non tutti eh!) mi hanno fatto pensare “ma in Corea cucinano tutti così?!”.
Perché, ragazzi, il caos che ho visto per 8 episodi in quella cucina, mi ha fatto venire la pelle d’oca!
Ovviamente detto in tono scherzoso, io stessa faccio un sacco di casino quando tento di cucinare qualcosa di leggermente più complesso (a lavoro no, però! A lavoro sono quasi maniacale per l’ordine e la pulizia, ci mancherebbe!), però sono rimasta sconvolta dallo scarso uso che fanno della dispensa.
Nel senso: escluse le cose da frigo, tengono tutto sopra la penisola…
Non so se sia una cosa tipica, ma a me ha lasciato un po’ basita (e ho comunque riso un sacco, perché sono comici all’inverosimile, pure quando cucinano - anzi soprattutto quando cucinano).
E, a tal proposito, mi ricollego con il secondo shock - questa volta più personale - ovvero il disordine fotonico!
Sti benedetti ragazzi sono di un disordinato che mi ha lasciato un pochino “occhio - bocca - occhio”e, anche qui, mi ha fatto un po’ ridere Hobi in modalità fatina che passava a sistemare e che se ne usciva con frasi del tipo “no, ma prima puliamo!”o “ho pulito io la cucina” - io piegata in due dal ridere!
Vabbè, vi avevo detto che erano mere opinioni personali date, per l’appunto, dai miei problemi personali.
É ovvio che uno o una può essere quanto disordinato vuole, però ecco, io non farei esplodere la bomba almeno in cucina!
Concludo con un piccolo pensiero sui singoli membri, in rigoroso ordine d’età!
JIN. Jin il mio mito!
Lui, secondo me, ha capito il vero scopo del reality: fare quello che cavolo si vuole e rilassarsi - adoro!
SUGA. Suga é, palesemente, me in vacanza, che mi porto “le cose da fare, metti che ho il tempo di portarmi avanti”, perché il piccolo Stacanov ha, come prima cosa, installato l’attrezzatura del bravo compositore e ha trovato il tempo di lavorare - spirit animal for life!
J-HOPE. Hobi fatina della casa, nonché piccola patata felice! Lui che gioca con tutti, ha un complimento per tutti, mette allegria a tutti! - un sole!
RM. Nam é sé stesso e nulla più!
Legge, dipinge, si rilassa, tiene a bada i bimbi ( gli altri 6 - ovviamente) e distrugge cose - come si fa a non amarlo?!
JIMIN. Lasciate dormire Jimin, pora stella!
Comunque, Jimin é un pulcino assurdo in questa serie. Un concentrato di dolcezza e tenerezza - cuuute!
V. Ecco un altro che é una patata!
Un orsetto felice di andare in gita e che non vede l’ora di divertirsi con i suoi fratelli - un bimbo!
JUNGKOOK. L’iperattivo del gruppo, che non sta mai fermo e che fa un sacco di cose (e la fa pure bene! - fategli fare una mostra a sto ragazzo, fa dei quadri che sono assurdi!).
Comunque, Kookie che borbotta e parla con le cose, patrimonio dell’umanità! - un bimbo anche lui!
E potrei andare avanti per ore, sappiatelo, ma mi fermo qui!
Per farla breve: sette scalmanati che non si può non amare alla follia!
*più vedo queste cose e più capisco l’attaccamento emotivo che vedo in molte Army - mi sa che un po’ lo sto sviluppando anche io, perché il mio essere un pochino orso si attenua drasticamente con loro*
Scusate se la recensione é un po’ confusionaria, magari anche un po’ delirante, ma non é così semplice recensire un reality senza che la recensione diventi una sfilza di sproloqui!
In questa sorta di mini reality, i BTS al gran completo, vanno a fare una specie di vacanza di gruppo, un po’ come se fosse una gita di classe, nelle campagne coreane (anche se “soop” significa “foresta”).
I sette ragazzi vivono insieme e, oltre ad una serie di attività ricreative che ognuno si è prefissato di fare, devono anche gestirsi i pasti e la convivenza in senso stretto.
Inutile dire che, per la maggior parte del tempo, i ragazzi vengono ripresi, quindi tutto è da prendere con le pinze.
E badate bene che non voglio dire che si tratti di finzione o di scene costruite, ma bensì che noi spettatori, molto probabilmente, abbiamo visto solo la metà (a farla grande) di ciò che è successo.
E forse, vi dirò, è meglio così, perché mi piace pensare che i ragazzi abbiano veramente avuto la possibilità di staccare dalla vita caotica di Seul e dalla produzione dell’album.
Senza contare che ci troviamo, in questa prima stagione, in pieno 2020, quindi in piena pandemia, con i concerti e gli eventi bloccati per evitare il contagio.
Ecco perché spero davvero che questo sia stato sì un modo per fornire dei contenuti e dell’intrattenimento ai fan, ma anche un momento di svago e riposo.
Ma come funziona IN THE SOOP?
È molto semplice: i partecipanti vengono portati (o ci vanno da soli) presso una località di campagna, fuori dal caos del centro città, e gli viene mess a disposizione una struttura dove convivranno per una settimana.
Durante queste giornate di vacanza, ognuno dei componenti ha la possibilità di svolgere delle attività di svago (come la pittura, la pesca, la lettura, la costruzione di giochi di vario genere, il ping-pong), di allenarsi o, molto banalmente, di riposarsi dormendo, rilassandosi o leggendo.
Oltre a questo, poi, viene anche dato modo ai fan di conoscere meglio il gruppo in quanto, ma anche i singoli membri.
Io che, come sapete, sono una fan abbastanza recente, ho trovato tutto molto interessante, oltre che particolarmente divertente. Vi confesso che ho riso come una cretina e mi sono divertita parecchio durante la visione.
Sul programma in sé, lo ammetto, non c’è molto altro da aggiungere.
Potrei quindi fermarmi qui, ma vorrei entrare un po’ più nello specifico e parlarvi di quella che è stata la mia percezione personale (una recensione, in un certo senso, è anche questo…no?), scontrandomi con la cultura coreana di cui so molto poco.
Perché, diciamocelo, un po’ spaccato culturale, IN THE SOOP, sotto sotto lo è.
In minima parte, perché il personale dei BTS, non è di certo il generico di tutta la Sud Corea, ma ci siamo capiti (spero).
Tanto per cominciare, ho avuto una sorta di shock culturale mentre guardavo i ragazzi alle, prese con la cucina.
Anzi, potremmo pure dire che ho avuto uno shock generico, ma quello è dovuto più che altro ai miei problemi mentali e non!
Ma dicevamo!
I BTS in cucina (non tutti eh!) mi hanno fatto pensare “ma in Corea cucinano tutti così?!”.
Perché, ragazzi, il caos che ho visto per 8 episodi in quella cucina, mi ha fatto venire la pelle d’oca!
Ovviamente detto in tono scherzoso, io stessa faccio un sacco di casino quando tento di cucinare qualcosa di leggermente più complesso (a lavoro no, però! A lavoro sono quasi maniacale per l’ordine e la pulizia, ci mancherebbe!), però sono rimasta sconvolta dallo scarso uso che fanno della dispensa.
Nel senso: escluse le cose da frigo, tengono tutto sopra la penisola…
Non so se sia una cosa tipica, ma a me ha lasciato un po’ basita (e ho comunque riso un sacco, perché sono comici all’inverosimile, pure quando cucinano - anzi soprattutto quando cucinano).
E, a tal proposito, mi ricollego con il secondo shock - questa volta più personale - ovvero il disordine fotonico!
Sti benedetti ragazzi sono di un disordinato che mi ha lasciato un pochino “occhio - bocca - occhio”e, anche qui, mi ha fatto un po’ ridere Hobi in modalità fatina che passava a sistemare e che se ne usciva con frasi del tipo “no, ma prima puliamo!”o “ho pulito io la cucina” - io piegata in due dal ridere!
Vabbè, vi avevo detto che erano mere opinioni personali date, per l’appunto, dai miei problemi personali.
É ovvio che uno o una può essere quanto disordinato vuole, però ecco, io non farei esplodere la bomba almeno in cucina!
Concludo con un piccolo pensiero sui singoli membri, in rigoroso ordine d’età!
JIN. Jin il mio mito!
Lui, secondo me, ha capito il vero scopo del reality: fare quello che cavolo si vuole e rilassarsi - adoro!
SUGA. Suga é, palesemente, me in vacanza, che mi porto “le cose da fare, metti che ho il tempo di portarmi avanti”, perché il piccolo Stacanov ha, come prima cosa, installato l’attrezzatura del bravo compositore e ha trovato il tempo di lavorare - spirit animal for life!
J-HOPE. Hobi fatina della casa, nonché piccola patata felice! Lui che gioca con tutti, ha un complimento per tutti, mette allegria a tutti! - un sole!
RM. Nam é sé stesso e nulla più!
Legge, dipinge, si rilassa, tiene a bada i bimbi ( gli altri 6 - ovviamente) e distrugge cose - come si fa a non amarlo?!
JIMIN. Lasciate dormire Jimin, pora stella!
Comunque, Jimin é un pulcino assurdo in questa serie. Un concentrato di dolcezza e tenerezza - cuuute!
V. Ecco un altro che é una patata!
Un orsetto felice di andare in gita e che non vede l’ora di divertirsi con i suoi fratelli - un bimbo!
JUNGKOOK. L’iperattivo del gruppo, che non sta mai fermo e che fa un sacco di cose (e la fa pure bene! - fategli fare una mostra a sto ragazzo, fa dei quadri che sono assurdi!).
Comunque, Kookie che borbotta e parla con le cose, patrimonio dell’umanità! - un bimbo anche lui!
E potrei andare avanti per ore, sappiatelo, ma mi fermo qui!
Per farla breve: sette scalmanati che non si può non amare alla follia!
*più vedo queste cose e più capisco l’attaccamento emotivo che vedo in molte Army - mi sa che un po’ lo sto sviluppando anche io, perché il mio essere un pochino orso si attenua drasticamente con loro*
Scusate se la recensione é un po’ confusionaria, magari anche un po’ delirante, ma non é così semplice recensire un reality senza che la recensione diventi una sfilza di sproloqui!
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