Buona sera mie piccole volpi!
Rieccomi con un nuovo articolo.
Anche oggi vi parlo di libri!
Benvenuti nella recensione della mia seconda lettura di dicembre!
Sarà che ho più tempo, sarà che mi sono imputata con il Calendario dell’Avvento, ma ultimamente sto leggendo parecchio!
Vi dirò che sono molto soddisfatta di me stessa - un po’ meno della lettura in questione…
Ma ora, senza ulteriori indugi, direi di passare all'articolo ♥
Quindi, vi lascio alla recensione!
TOKYO LOVE STORY
di Yasmin Shakarami
Editore: Newton Compton Editori
Pagine: 326
Prezzo: 9,90€ (ebook 6,99€)
Pubblicazione: 3 aprile 2024
Link acquisto: cartaceo/ebook
Trama:
Malu ha un unico grande desiderio: lasciarsi tutto alle spalle. Casa sua, la sua vecchia vita. Quando le si presenta l'occasione di partire per il Giappone, la coglie senza ripensamento alcuno. Una volta approdata a Tokyo, lo shock culturale è enorme. Ma non è solo la città a farle girare la testa: anche Kentaro, un ragazzo appena conosciuto, ha lo stesso effetto su di lei. Sempre più affascinata, Malu si lascia guidare da Kentaro in una Tokyo inedita e speciale, che le permette di scoprire lati di sé che non credeva esistessero. Tra una passeggiata romantica per le strade illuminate dalle insegne al neon, una pazza serata al karaoke e un momento magico al chiar di luna su un tetto, i due imparano a conoscersi e finiscono per innamorarsi. Poi, un giorno, una catastrofe improvvisa sconvolge Tokyo e Malu si trova a dover cercare disperatamente il ragazzo che ama in una metropoli devastata. Il loro grande amore sopravvivrà al più avverso dei destini? La magia del Giappone. Un amore da favola.
Parto col dire che, questo libro, per me, è un grandissimo punto di domanda: ho dato una valutazione, appena terminato, dettata anche dall’istinto, ma non ne sono per nulla convinta.
La lettura è stato un continuo alternarsi di parti sì e di parti no, quindi spero ne esca una recensione per lo meno decente, che vi faccia capire sia il mio personale punto di vista, sia se questo libro potrebbe o meno fare al caso vostro.
Fatte le dovute premesse, direi che possiamo cominciare!
Confesso che, in prima battuta, di TOKYO LOVE STORY, mi ha colpito la copertina che, diciamocelo, è molto bella e, una volta tanto, un po’ diversa dal solito.
Poi ho letto la trama e, nonostante mi fosse abbastanza chiaro si trattasse dell’ennesimo young adult, mi è sembrata interessante e mi sono convinta a fare l’acquisto.
Quindi, la trama…
TOKYO LOVE STORY ci racconta la storia di Malu, che grazie ad un programma di scambio, vola in Giappone, il più lontano possibile dalla Germania, nella speranza che la lontananza e la “solitudine” possano aiutarla a rimettere insieme i pezzi, dopo un fatto piuttosto traumatico che ha colpito la sua famiglia.
Qui conoscerà, non solo Aya e Haru, i suoi fratelli ospitanti; Kentaro, di origini tedesche come lei; Rio, Momo e gli altri amici di Aya che diventeranno anche suoi amici e tanti altri, ma si scontrerà anche con una cultura diversa, imparerà a cavarsela da sola, anche nelle situazioni più disparate e ad affidarsi agli altri, a chiedere aiuto.
Insomma, le premesse della trama sono davvero buone, no?
Ecco, il problema - almeno per me - sopraggiunge dopo…
Mi spiego meglio!
Ad un certo punto, un forte terremoto sconvolge la quotidianità di Tokyo e dintorni (e non è spoiler, perché è scritto in copertina) e Malu si trova catapultata in uno scenario quasi post apocalittico. Ma diciamo che il problema non sta qui: io posso averlo trovato a tratti poco realistico, ma basta ripensare agli scenari visti nel 2011 con il terremoto e maremoto del Tohoku (chi ha qualche anno in più sicuramente se ne ricorderà) per capire quale può essere la potenza distruttiva della natura.
Il problema è che le situazioni che si creano, a volte, sono davvero al limite dell’assurdo!
Se si voleva porre l’accento su determinati temi, come l’affrontare insieme le difficoltà, il banale ma sempre valido “insieme ce la faremo”, l’amore che vince su tutto (qui potrei obiettare, ma è un problema mio eh), ma anche l’importanza della famiglia e degli amici, la ricerca di una propria identità, l’affrontare un lutto, beh…non penso che la cosa sia riuscita benissimo, ecco…
Diciamo pure che, sotto questo aspetto, TOKYO LOVE STORY è un classico esempio di “è intelligente, ma non si applica”: l’intento del romanzo è chiaro, ma non sempre si esprime al meglio.
I temi trattati sono davvero interessanti - lasciate stare il mio cinico sarcasmo di poco fa - ma spesso, vengono un po’ banalizzati o, per lo meno, resi in maniera leggermente incompleta.
Non manca la delicatezza nel parlare di morte, abbandono e perdita, su questo non si discute, ma ne manca proprio lo sviluppo. Manca, a mio parere, un minimo di approfondimento su certi aspetti che lo necessitano.
La prima parte del romanzo mi ha davvero emozionato, ero pronta a mettere da parte tutte le remore di una “vecchietta” come me, nei confronti degli young adult, ma poi è cominciata la seconda parte e, mi scuserete per la schiettezza, mi sono cadute le braccia (per non dire altro).
*ad un certo punto, lo devo dire, credevo di essere entrata nella trascrizione di Fast & Furious e, ok che Tokyo Drift mi è pure piaciuto, ma anche meno! Anche meno, grazie!*
Insomma, l’avrete capito, i miei conflitti interiori sono cominciati subito: la trama mi è piaciuta e mi ha emozionato ma, allo stesso tempo, mi ha fatto venire voglia di scaraventare Kobo fuori dalla finestra (mi hanno fermato la zanzariera e il bene che voglio al mio bambino - kobo).
Ma non mi dilungo oltre, perché mi rendo conto che questa recensione sta scadendo nella mera lamentela e, per quanto lamentarmi mi piaccia un sacco, non voglio annoiarvi, quindi mi fermo qui…
Aggiungo solo una cosa sui trope di TOKYO LOVE STORY.
Bellissimo il found family, davvero ben gestito, ma l’instalove no! L’instalove no!
Ok che i protagonisti sono giovani, ma non funzionano così le cose, non mettiamoci in testa strane idee e smettiamola di creare illusioni. Capisco l’interesse, capisco l’attrazione ma l’amore direi proprio di no.
*ascoltate la zia, il colpo di fulmine può esserci, ma prima di professare amore eterno ed imperituro, dovete conoscerla una persona, non potete mai sapere chi vi trovate accanto*
Ma dicevamo!
Protagonista principale di TOKYO LOVE STORY è Malu, una diciassettenne tedesca che, come vi anticipavo all’inizio, si trasferisce in Gippone tramite un programma di scambio.
Malu mi è piaciuta subito, mi sono rivista in alcuni suoi tratti caratteriali e ho molto apprezzato il suo percorso di crescita e maturazione; ma soprattutto mi è piaciuto come prenda sempre più consapevolezza di sé come persona unica e singola (capirete meglio questo particolare concetto leggendo, purtroppo non posso dire di più, per quanto sia intuibile già all’inizio della lettura).
Altri personaggi interessanti sono Aya e Haru, sia singolarmente che in rapporto a Malu.
Meno mi è piaciuto Kentaro, che ho trovato un po’ troppo Gary Stue e pieno dei classici cliché da manga boy.
Non mi soffermo, poi, sui buffi figuri del Pachinko Love, perché sono troppo delle macchiette: simpatici, divertenti, ma ci fermiamo qui, poi partono i cliché sulla Yakuza e sulle Geisha e non voglio addentrarmi in questa selva oscura.
Do un punticino in più al vecchio Akamura che, di sicuro, ha avuto un passato come ninja del Villaggio della Foglia, ma giusto per una questione di simpatia, anche lui, alla fine, è sviluppato un po’ a caso…
Da un punto di vista generale, la caratterizzazione non mi è dispiaciuta ma, allo stesso tempo, mi ha lasciato assai perplessa: anche qui ci troviamo su un’altalena, lo so.
Alcuni personaggi sono resi davvero bene, sono realistici e hanno reazioni naturali, indipendentemente dalla cultura di appartenenza; altri, invece, sono un cliché ambulante, a volte privi di senso; altri ancora si pongono nel mezzo.
Per quanto riguarda i legami, vi dirò, che se escludiamo l’instalove (tranquilli, non riparto col pippone) non mi sono dispiaciuti.
Ho apprezzato come i protagonisti più giovani intraprendano un percorso di crescita e maturazione anche aiutandosi tra loro, come ho apprezzato lo sviluppo delle relazioni d’amicizia e dei legami familiari, o ancora il modo in cui tutti facciano fronte comune davanti ad una difficoltà evidente.
TOKYO LOVE STORY è il romanzo d’esordio di Yasmin Shakarami e, a mio parere, un po’ si vede, ma ci sono anche buoni margini di miglioramento.
La sua è una scrittura semplice ma curata, frizzante e adatta ad un pubblico giovane.
Le descrizioni sono buone, non troppo ingombranti, anche se a volte si tende a dare più importanza all’abbigliamento, piuttosto che al paesaggio.
I dialoghi non sono male, anche qui ci sono parti sì e parti no, ma per lo più sono accattivanti ed emozionanti.
Ne deriva un ritmo narrativo abbastanza buono, scorrevole e coinvolgente.
Personalmente, ho avuto l’ennesima conferma che non ho più l’età per gli young adult di nuova generazione, ma non mi sento di non consigliarvelo, perché a voi potrebbe piacere più che a me. Ecco perché vi dico di prendere “con le pinze” questa recensione, senza farvi troppo condizionare e ricordando che è solo il mio parere personale.
Se cercate uno young adult non troppo complicato, ma comunque con alcuni tratti diversi dal solito, se vi piace il genere e non vi fa venire l’orticaria l’instalove (si scherza!) direi che TOKYO LOVE STORY potrebbe fare al caso vostro.
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