giovedì 5 dicembre 2024

LE CRONACHE DELL’ACERO E DEL CILIEGIO libro 1: LA MASCHERA DI NŌ di Camille Monceaux |recensione|

Buona sera mie piccole volpi!
Lasciamo gli articoli fissi…
Oggi si torna alle recensioni e parliamo di libri!


Ebbene sì, anche questa è una recensione di recupero!
Questo libro, infatti, mi ha accompagnato per tutto ottobre e per buona parte di novembre (nella recensione vi spiego perché ci ho messo così tanto a leggerlo) al punto che, una volta elaborata la recensione, mi sono ritrovata a dicembre!
Meglio tardi che mai, ma almeno ce l’ho fatta!
Ma ora, senza ulteriori indugi, direi di passare all'articolo ♥
Quindi, vi lascio alla recensione!


LE CRONACHE DELL’ACERO E DEL CILIEGIO: LA MASCHERA DI NŌ


Le cronache dell’Acero e del Ciliegio
- libro 1 : la Maschera di Nō -
di Camille Monceaux

Editore: L’Ippocampo
Pagine: 416
Prezzo: 15,90€
Pubblicazione: 13 maggio 2021
Link acquisto: cartaceo

Trama:
Le cronache dell’acero e del ciliegio formano una tetralogia ambientata nel Giappone del XVII secolo. Seguiamo due eroi, Ichirō, giovane samurai dal favoloso destino, e la misteriosa Hiinahime, una sconosciuta che si nasconde dietro una maschera nō. Nei primi due volumi l’io narrante è Ichirō, negli altri due toccherà all’eroina Hiinahime raccontare la vicenda. Il primo tomo, intitolato "La maschera di No", ripercorre la vita di Ichirō dall’infanzia all’adolescenza. Abbandonato, Ichirō viene cresciuto come un figlio da un ignoto samurai che gli insegna la via della spada. Il ragazzo vivrà un’esistenza solitaria tra le montagne, nel cuore di una natura selvaggia e al ritmo delle stagioni, tra momenti di beatitudine e spensieratezza e un apprendistato che richiede costanza e coraggio. Ma in una tragica notte, la vita di Ichirō viene sconvolta dall’attacco di loschi samurai. Il destino lo porterà allora a Edo (l’antica Tokyo), dove inizierà a esibirsi nei teatri kabuki; lì stringerà le prime amicizie e incontrerà Hiinahime, la sconosciuta con la maschera Nō.

Inizialmente, lo confesso, avevo pianificato di leggere il primo volume di questa saga a ottobre, il secondo a novembre, procurarmi il terzo e leggerlo a dicembre, in modo da completare la lettura dei volumi disponibili con la fine dell’anno.
Purtroppo, per completare LA MASCHERA DI NŌ, ho impiegato più del previsto e quindi, miei cari, slitta tutto di un mese!
A dicembre, con più tempo a disposizione (si spera) leggerò LA SPADA DEI SANADA e poi a gennaio L’OMBRA DELLO SHOGUN.
Ce la farò? 
Spero di sì, ma temo che lo scopriremo solo vivendo.
Anche questo è un libro che ha a che fare con il Giappone e che mi è stato regalato dalla mia Partner in Crime, Jessica!
Ma ora veniamo alla recensione.

Dovete sapere che, da brava pirletta quale sono, pur avendo letto la trama, sia del primo che del secondo (il terzo all’epoca ancora non era uscito) ero convinta, per qualche stranissimo motivo, che questa fosse una saga fantasy, ambientata nel Giappone antico: insomma, mi dava molto delle Inuyasha vibes!
E sapete quanto io ami Inuyasha, per non parlare della mia fissa per mitologia e folklore con cui, ormai, vi ho stressato - lo so, potete dirlo, non mi offendo…
Perciò, io mi immaginavo già un mix di storia e fantasy, tra combattimenti con samurai e shogun ma anche con demoni e figure mitologiche di ogni genere e tipo. Non chiedetemi dove il mio cervello abbia visto tutto ciò, perché non ne ho idea.

LA MASCHERA DI NŌ, infatti, non è, neanche lontanamente un fantasy e, sapete cosa vi dico? Meglio così!
Perché, a dirla tutta, non credo che con l’inserimento dell’elemento fantastico, sarebbe stato altrettanto interessante.

Un’altra cosa che dovete sapere (e che forse vi ho già detto) è che, a causa di esperienze passate non proprio positive, non sono esattamente una grande amante del genere storico, quindi capirete che, una volta appurato che non avrei trovato yokai e simili nel corso della mia lettura, ho avuto una piccola battuta d’arresto dovuta proprio a quelle che sono le mie perplessità sul genere.
Temevo che, nonostante fino a quel momento, LA MASCHERA DI NŌ mi fosse piaciuta, di lì in poi, mi sarei fatta condizionare dalle mie preferenze letterarie e avrei finito per trovarlo noioso.
E voi mi direte, a questo punto, che visto quanto ci ho messo a leggerlo, sicuramente deve essere andata così!
E invece…no!

Ci ho messo così tanto a leggerlo, perché LA MASCHERA DI NŌ è un romanzo che va letto con calma e attenzione, per capire tutti i passaggi storici, in primis, ma anche per carpire ogni dettaglio e poter ricollegare tutto al meglio, sia alla fine del libro che - ne sono certa - dell’intera saga.

Di base, infatti, la trama de LA MASCHERA DI NŌ, potrebbe apparire semplice ma, più si prosegue con la lettura e più ci si accorge che c’è molto, molto più di quello che si pensa!
Ad un primo sguardo LA MASCHERA DI NŌ appare come la storia di Ichiro, un ragazzino rimasto orfano sia dei suoi genitori naturali, sia di quelli che l’hanno cresciuto.
Abituato a vivere in isolamento tra le montagne, Ichiro però si trova costretto a fuggire e a nascondersi in città, imparando a destreggiarsi in una quotidianità a lui totalmente sconosciuta.
Dopo una serie di avventure e disavventure, Ichiro si troverà coinvolto nel nascente teatro Kabuki e nelle sue rappresentazioni, in netta contrapposizione al teatro Nō.
Diventerà, involontariamente e un po’ per caso, uno degli attori (anzi, attrici - ma questa è un’altra storia) di punta della sua piccola compagnia, ma non dimenticherà mai quella che è la sua missione, quella che si è imposto una volta lasciate le sue amate montagne: vendicare il suo maestro e restituire al suo proprietario la spada che l’uomo gli ha donato, chiedendogli di nasconderla e proteggerla.

Ed è proprio grazie a questa sotto trama che, LA MASCHERA DI NŌ si arricchisce di mistero e azione, con intrighi, sotterfugi, macchinazioni, una guerra in arrivo e tantissimi riferimenti storici.
Perché la storia di Ichiro si interseca alla perfezione al contesto storico dell’epoca dei samurai, della via della spada e di Ieyasu (pagina wikipedia se volete saperne di più).

Sulla trama non posso dilungarmi oltre, perché rischierei di svelarvi troppo e di rovinarvi tutti i colpi di scena e gli stravolgimenti di trama che costellano la lettura.
Posso però dirvi che sono rimasta piacevolmente colpita dalla contestualizzazione storica così accurata e sempre resa in modo da essere comprensibile anche a chi non è particolarmente ferrato in materia.
Il lettore, infatti, scopre la vita quotidiana tra le strade di Edo, tra cortigiane e attici famose, delinquentelli e samurai, compagnie teatrali, artigiani e tanti altro, un po’ per volta, proprio come Ichiro stesso.

LA MASCHERA DI NŌ, a mio parere, è un buon esempio di romanzo di formazione, dove la crescita e la maturazione del protagonista (e non solo) è ben percepibile in tutto il corso della lettura.
Altri temi importanti del romanzo sono la crescita personale, la presa di consapevolezza di sé e del proprio destino, la ricerca della propria strada e delle proprie origini il legame profondo con esse.
Si parla anche di famiglia, di amicizia, di vari tipi di amore, di perdita di una persona cara (anche qui sotto diversi aspetti) e di tanto altro. Il tutto, senza mai trascurare, come vi dicevo all’inizio, la contestualizzazione storica. 

Protagonista principale de LA MASCHERA DI NŌ è Ichiro.
Ichiro è stato abbandonato nei pressi dell’abitazione del maestro Tenzen e della sua serva Oba con, come unico ricordo delle sue origini, un pendente a forma di foglia d’acero.
Oba e il maestro, cresceranno il ragazzo come un figlio e Tenzen, essendo un samurai, lo inizierà alla via della spada.
Ichiro è un ragazzo sveglio, che impara fon troppo presto a cavarsela da solo, facendo affidamento esclusivamente alle proprie capacità e che non si tira indietro quando deve aiutare le persone a lui care o che hanno bisogno. Nasconde, però, anche un lato malinconico, forse un po’ scontroso che spesso lo mette nei guai e lo fa agire d’impulso.

Attorno a lui, poi, oltre a Tenzen e Oba, ruotano tante altre figure più o meno importanti, come Daichi, poeta squattrinato, che lo accoglie e gli trova un lavoro; Shin, amico e quasi coetaneo di Ichiro, che lavora come lui alla bottega del sake di Toraya-san; Hinahime, figlia di Hideyasu, che nasconde il volto dietro una maschera Nō e tanti altri.

Della caratterizzazione generale, ho apprezzato proprio che, sia che si tratti dei protagonisti che delle figure secondarie, i personaggi sono sempre resi in maniera molto naturale e realistica, sempre in relazione a quella che è l’epoca storica. 
Proprio com’è nella vita reale, i protagonisti commettono errori, fanno scelte sbagliate ma poi cercano di porre rimedio e di imparare da ciò che è accaduto. Ognuno di loro compie un percorso di crescita e maturazione, ma anche di presa di consapevolezza e ricerca di sè.
Altra cosa importante sono i legami, anche in questo caso, molto realistici e naturali, sia per i tempi che per lo sviluppo vero e proprio.

Non conoscevo Camille Monceaux, ma devo dire che il suo stile mi ha piacevolmente colpito.
La sua è una scrittura semplice ma molto curata e perfettamente adattata all’epoca narrata, senza risultare mai pomposa o noiosa.
Le descrizioni sono buone, ricche di dettagli, ma mai pesanti.
Lo stesso vale per i dialoghi, che sono ben amalgamati alla narrazione, scorrevoli e frizzanti.
Con i dialoghi, però, ho anche riscontrato qualche piccolo problemino iniziale, dovuto proprio alla loro impostazione.
Mi spiego meglio: il dialogo si apre con il trattino (che personalmente non amo dal punto di vista visivo, ma è puro gusto personale) ma non si chiude altrettanto. Troviamo, anzi, solo una virgola che separa il parlato dal resto del testo, rendendo il tutto un po’ confusionario, perché non è chiaro dove il personaggio smette di parlare e dove riprende.
Vi lascio un piccolo esempio qui sotto:
- Quell’oggetto, proseguì il maestro indicando l’arma di legno che stringevo in mano, non è un semplice bastone. Con quell’oggetto ti ho visto dare la caccia alla gazze ladre, picchiare contro i tronchi, frugare tra l’erba, fare a pezzi banditi immaginari. Quell’oggetto, Ichiro, è una spada.
Passato il momento iniziale, una volta preso l’occhio con questo particolare, la lettura è comunque scorrevole. Il ritmo narrativo che ne deriva è buono, ricco di colpi di scena, con una discreta alternanza di momenti lenti e veloci, che coinvolge il lettore e lo fa appassionare a vicende storiche e non, a cui - magari - non avrebbe mai immaginato di appassionarsi.

Come vi dicevo all’inizio, a dicembre sicuramente leggerò il secondo volume, perché il finale de LA MASCHERA DI NŌ, mi ha lasciato con il fiato sospeso e con grande curiosità su quello che sarà il destino di Ichiro e Shin.
Non avrei mai pensato che un romanzo a fondo storico potesse piacermi e appassionarmi.

Se cercate una lettura diversa dal solito, particolare e molto interessante, sicuramente LA MASCHERA DI NŌ fa al caso vostro, così come tutta la saga de LE CRONACHE DELL’ACERO E DEL CILIEGIO.


Il mio voto è:

3,5/5

A presto!

Silvia


P.S. sapete che con le saghe preferisco partire “bassa” per poi alzare il voto con il proseguire dei volumi e, vi assicuro che, in questo caso, ci sono ottime possibilità di miglioramento e non escludo di poter arrivare ad un bel 4,5 (se non un 5) con la fine della serie.










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