Buon pomeriggio mie piccole volpi!
Eccomi qui con un nuovo articolo.
Anche oggi parliamo di libri!
Quella di oggi non è al 100% una recensione di recupero, perché ho completato, a tuti gli effetti, la lettura ai primi di dicembre!
Ho iniziato a leggere questo volume alla fine di novembre, con tutte le buone speranze, dato che si trattava di - relativamente - poche pagine!
Purtroppo mi sbagliavo, perché quelle poche pagine si sarebbero rivelate abbastanza ostiche!
Ma ora, senza ulteriori indugi, direi di passare all'articolo ♥
Quindi, vi lascio alla recensione!
IL PAESE DELLE NEVI
Il paese delle nevi
di Yasunari Kawabata
Editore: Einaudi
Pagine: 150
Prezzo: 13,00€ (ebook 7,99€)
Pubblicazione: 8 aprile 2014
Link acquisto: cartaceo/ebook
*nota: prezzo, link all’acquisto e trama sono relativi al volume edito Mondadori, dato che questo risulta non disponibile*
Trama:
In viaggio verso un remoto villaggio termale tra le montagne giapponesi, Shimamura, raffinato intellettuale di Tokyo, cerca pace e riposo, desideroso di sfuggire alla monotonia della vita cittadina e ritrovare se stesso. E nell'idilliaco paese delle nevi incontra Komako, una giovane geisha, donna passionale e vulnerabile. Tra loro nasce un rapporto alimentato da non detti, incertezze e desideri dell'animo e del corpo, una storia d'amore intrisa di ambiguità e di amara solitudine: i turbamenti interiori dei personaggi e le loro debolezze emotive si trasformano in immagini e vicende scomposte che si intrecciano al naturale e imprevedibile fluire dell'inverno.
Premessa - al solito - necessaria: come potete vedere dalla scheda qui sopra, questo è un libro abbastanza breve, quindi lo sarà- quasi sicuramente - anche la mia recensione.
Detto ciò, cominciamo!
Questa recensione comincia con un sospiro affranto, perché, purtroppo il romanzo, non mi è piaciuto quanto pensavo e speravo.
Ma andiamo con ordine!
La trama de IL PAESE DELLE NEVI, a mio parere, è abbastanza semplice, nel senso che non è particolarmente intricata e risulta di facile comprensione.
Il romanzo si apre con Shimamura, una sorta di ereditiere, che si trova in treno, diretto verso il Paese delle nevi (Yuzawa), le sue terme e le sue geisha.
A Yuzawa, Shimamura conosce Komako, una giovane geisha e i due si innamorano.
Shimamura, però è sposato e dovrà, prima o poi, tornare a Tokyo; mentre Komako è diventata una geisha per pagare le cure di Yukio, il fidanzato gravemente malato.
Il loro, parte già come un amore destinato a non avere un lieto fine, ma entrambi decidono, sostanzialmente, di godere appieno del tempo a loro disposizione.
Ora, sulla trama, non ho molto da dire, perché l’ho trovata abbastanza interessante, oltre che un discreto spaccato sulla società giapponese dell’epoca (indicativamente gli anni ‘40 - credo).
Gli stessi intrecci che l’autore ci presenta, inserendoli, quasi nascondendoli, tra i vari sviluppi della storia d’amore tra i protagonisti, risultano altrettanto interessanti, aprendo una serie di piccole sotto trame, di mini filoni narrativi che, inevitabilmente ed inesorabilmente, si gettano nella trama di base, come gli affluenti di un fiume nel corso principale.
La trama e le vicende narrate, insomma, personalmente sono da salvare, ma non posso dire lo stesso dei personaggi.
Come vi dicevo, protagonisti principali, sono Shimamura e Komako.
I due si conoscono a Yuzawa, perché Komako è una delle geisha del luogo e offre i suoi servigi anche presso la stazione termale dove soggiorna proprio Shimamura.
Shimamura, invece, è un esteta che vive nell’ozio, scrivendo, di tanto in tanto, più per diletto che per altro, articoli dedicati all’arte in generale, sia orientale che occidentale.
Come vi anticipavo, l’uomo a Tokyo ha una moglie che lo aspetta, mentre la ragazza è fidanzata con Yukio, il figlio della maestra di musica, di cui si prende cura Yoko, amica di Komako, perché gravemente malato (soffre di Tubercolosi Intestinale).
Komako è la geisha che intrattiene Shimamura durante io suo primo soggiorno alle terme e, nonostante lui non la tratti benissimo, se ne innamora e viene ricambiata.
Da un punto di vista caratteriale, mi perdonerete, ma io ho trovato insopportabili entrambi: sono consapevole che stiamo parlando di un’altra epoca, di un’altra cultura, ma non ho potuto fare a meno di farmi saltare i nervi, una pagina sì e l’altra pure.
Shimamura è un grandissimo sospiro di disperazione, per quanto mi riguarda: superficiale, supponente, incapace di capire cosa vuole, costantemente sulle nuvole e senza il minimo rispetto verso la povera Komako. Insomma è un grandissimo egoista, egocentrico e pure un poco rincoglionito - scusate, dovevo dirlo!
Forse ha dei lati positivi, ma io non li ho visti! Anzi, penso che, nelle prime 80 pagine, gli riesca di produrre un solo pensiero intelligente…
Komako, invece, forse a causa della giovane età e della vita che è, palesemente, costretta a fare, non è né carne né pesce: anche lei non sa cosa vuole, è costantemente indecisa sul fidanzamento con Yukio e con la relazione con Shimamura, è capricciosa e molto immatura, nonostante a volte non si direbbe.
Personalmente credo che, a causa dell’essere una geisha, non sia in grado di dare la giusta importanza ai sentimenti e alle relazioni. La ragazza è chiaramente in balia delle circostanze, me ne rendo conto, ma anche con lei non riesco a trovare lati positivi.
Yoko, l’amica di Komako (quella che si prende cura del suo fidanzato Yukio), che poteva essere un personaggio interessante, in contrapposizione a Komako stessa, viene ridotta a figura sullo sfondo che ha il suo picco, solo alla fine quando - spoiler - muore!
Sono certa che, se sviluppata in maniera diversa, Yoko mi sarebbe piaciuta - un pochino - visto che sembrava essere l’unico personaggio vagamente sensato.
E questo è nello specifico, ma mi duole dirvi che, anche da un punto di vista generale, la caratterizzazione non mi ha entusiasmato molto.
I personaggi, sicuramente anche a causa dell’epoca in cui si muovono, si percepiscono molto distanti e, personalmente, ho fatto davvero fatica ad empatizzare.
Mi sono sembrati, oltre che distanti, anche un po’ piatti, fini a sè stessi, senza elementi che ne denotino il cambiamento o la maturazione. Dalla prima alla seconda volta in cui si incontrano - per farvi un esempio - Komako e Shimamura non sono cambiati di una virgola: come erano al primo incontro, sono anche al secondo, dopo anni.
Anni, capite?! Non settimane, non mesi, che sarebbe anche solo improbabile sperare in un cambiamento, ma anni! - vabbè, lasciamo stare…
Essendo strettamente connessi alla caratterizzazione, anche i legami, purtroppo, non mi hanno detto nulla - di positivo.
Sulla relazione tra Komako e Shimamura non penso ci sia ancora molto da aggiungere. Con loro, il problema non è neanche che si tratta di una relazione extraconiugale, ma tutto il resto: lui, barricandosi dietro sentimenti (secondo me) inesistenti, la tratta come una bambola (all’occorrenza gonfiabile) e lei, non si sa bene su quali basi, si innamora di lui.
Komako tratta Yoko come una serva, ma intanto è la ragazza che si prende cura del suo fidanzato facendogli, praticamente, da badante assistendolo anche al momento della morte, per poi considerarla un’amica solo quando la poverina - spoiler, again - muore tra le sue braccia.
Scusate, lo so che i toni di questa recensione sono un po’ pungenti, ma è più forte du me, non riesco a trattenermi come al solito, perciò credo sia il caso di passare oltre e tentare di concludere questa recensione.
Confesso la mia ignoranza, ma prima de IL PAESE DELLE NEVI, non conoscevo assolutamente Yasunari Kawabata (mea culpa) ma ho trovato lo stile del sensei, sicuramente, molto particolare.
La sua è una scrittura curata nei minimi dettagli, ricca di trasporto emotivo, al punto che la si definisce una prosa poetica.
Le descrizioni sono davvero buone, ricche di particolari, ma mai ingombranti e al lettore sembra quasi di essere catapultato dentro un quadro (come quello rappresentato in copertina).
I dialoghi non sono male, a volte un po’ lenti, ma comunque ben strutturati.
Ne deriva un ritmo narrativo discreto e abbastanza accattivante.
Io ho faticato ad emozionarmi e a sentirmi coinvolta, ma sono certa che per voi non sarà così e che saprete apprezzarlo più di me.
Capisco perché Kawabata sensei abbia vinto in Nobel per la letteratura e, credetemi, mi sento molto in colpa a non aver apprezzato IL PAESE DELLE NEVI, visto che, a quanto pare, proprio questo volume gli ha valso il premio di cui sopra.
Però, il gusto personale è il gusto personale e ognuno ha la sua percezione! Quindi…
Mi dispiace non dare una buona valutazione ad un autore Premio Nobel? Certo, ovvio.
Valuterò comunque in maniera poco positiva il romanzo? Certo, ovvio pure questo.
Allo stesso tempo, però, non mi sento di non consigliare IL PAESE DELLE NEVI, perché tra voi, sicuramente, come è giusto che sia, ci sarà qualcuno che l’ha amato o lo amerà e qualcun altro che, come me, non riuscirà a farselo piacere.
Quindi, se siete amanti del genere, se siete appassionati di cultura giapponese, se vi piace la prosa poetica (in cui - diciamocelo - il sensei è un vero maestro) direi che IL PAESE DELLE NEVI merita una possibilità.
*Piccola aggiunta: ho scoperto, grazie alle recensioni di Amazon (che non leggo quasi mai, lo confesso) che non sono l’unica ad aver avuto problemi con questo romanzo e ho scoperto essere, principalmente e con buone probabilità, un problema di traduzione.
Ora, io non so se, leggendolo in un’altra edizione la mia percezione potrebbe essere diversa, però mi sento in dovere di darvi questa informazione extra.*
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