lunedì 18 marzo 2019

#1 Fanfiction - NEVE FUORI STAGIONE | prologo |

Buongiorno mie piccole volpi!
Come promesso, eccomi qui.
Oggi comincio a pubblicare la nuova fanfiction!


Come vi ho detto ieri, eccomi qui, pronta a pubblicare il primissimo capitolo della mia nuova fanfiction!
Vi ricordo che potete leggerla anche se non sapete nulla del fandom di cui fa parte! (qui tutte le info)
Spero vi piacerà!


Neve fuori stagione
Prologo


2017 - metà luglio
Tokyo

Avete presente quegli incontri fortuiti, quelli che vi danno l'impressione che potranno cambiare per sempre la vostra vita?
Quegli incontri che, quando ci ripensi, non puoi fare altro che convincerti siano voluti dal fato, come se un solo scambio di sguardi potesse legarti con il doppio nodo ad una persona, magari con quel famoso filo rosso del destino, quello della leggenda. (*)
Quella sera d'estate, quando quell'incontro mi colpì all'improvviso, mi convinsi che avrei potuto incrociare milioni di sguardi e, mai, mai avrei ritrovato quegli occhi…
Ancora non sapevo che, di lì a poco, la mia vita sarebbe cambiata e il destino ci avrebbe messo lo zampino, tirando quel filo rosso a cui io avevo sempre creduto.


«Che caldo!» pensò, mentre gironzolava tra le vie interne del quartiere, sventolandosi un po' con la mano.
Uscire per una passeggiata non era stata una buona idea, ma era davvero stanco di starsene rinchiuso tra quelle quattro mura per l'ennesimo servizio fotografico con annessa intervista, durante la quale gli avevano fatto le solite domande.
Amava il suo lavoro, non l'avrebbe cambiato per niente al mondo, ma certe volte sentiva davvero il bisogno di staccare.
«Che sete…» borbottò, guardandosi attorno, alla ricerca di un posto tranquillo.
Prese una laterale e si trovò davanti ad un locale non molto grande, incastrato tra un paio di villette a schiera e un konbini(*). Da fuori sembrava in tutto e per tutto un izakaya(*), ma i cartelli con il menù di pranzo e cena gli fecero subito pensare ad un ristorante.
Osservando l'interno attraverso la vetrina, si rese conto che, molto probabilmente, si trattava di un locale aperto anche ai gaijin(*), perché, esclusi un paio di salaryman(*) attempati, gli altri avventori di certo non erano giapponesi.
Quello era il posto che faceva per lui, anche perché, così conciato, non era molto riconoscibile.
Una fan attenta avrebbe potuto notare gli occhiali da vista, sempre gli stessi da diversi anni, ma di certo, non era l'unico in tutto il Giappone ad averli così.
«E comunque ho sete…e fame! Quindi entro e speriamo bene» pensò.
Lo accolse un uomo dall'aria simpatica e cordiale.
«Buonasera, benvenuto!»
«Buonasera! La ringrazio, posso sedermi qui…?» chiese, indicando il bancone.
«Prego, si accomodi, cose le porto?»
«Grazie! Intanto prenderei una birra e…mi scusi, il bagno?»
«Prenda il corridoio alla sua destra, prima delle scale»
Ringraziando, si diresse verso il bagno.

Fu lì che la vide.
Seduta su una sedia, con le gambe appoggiate sul piccolo lavandino che le stava davanti, c'era una ragazza dall'aria piuttosto accaldata che si sventolava lentamente con un uchiwa(*) tenendo gli occhi chiusi.
Si fermò un attimo ad osservarla, rapito forse dal movimento del ventaglio.

Quando uscì dal bagno, poco dopo, la giovane era ancora nella stessa posizione e sembrava non aver smesso nemmeno per un secondo di farsi aria.
Era abbastanza chiaro che ci fosse qualcosa che non andava.
In un'altra circostanza, per paura di essere riconosciuto, si sarebbe voltato dall'altra parte e se ne sarebbe andato. Ma in quel momento, nemmeno lui si spiegò il motivo, fece un passo verso la ragazza e le sfiorò la spalla con la mano.
«Tutto bene?»

La ragazza aprì gli occhi, si alzò di scatto e un giramento di testa la fece sbandare.
Sarebbe di certo caduta, ma si rese conto che qualcuno la stava sostenendo.
Alzò lo sguardo e si ritrovò a pochi centimetri di distanza da uno sconosciuto che indossava una mascherina e la guardava preoccupato: aveva gli occhi più belli che avesse mai visto.
«Ehi, tutto ok? Ti senti male? Forse è meglio che torni a sederti…» le disse il ragazzo, facendola nuovamente accomodare.
« Sto bene, non si preoccupi, è stato solo un giramento di testa dovuto al caldo. La ringrazio per l'aiuto… Mi scusi! » rispose chinando leggermente la testa.
«Resta qui seduta un altro po' e non alzarti all'improvviso, altrimenti questa volta svieni per davvero. Vuoi che chiamo qualcuno? Lavori qui, no?» le chiese gentilmente.
«Ehmm, sì, sì lavoro qui, ma non si preoccupi, sto bene!»
«Allora posso andare?»
«Certo, la ringrazio ancora per l'aiuto e mi scuso per il disturbo» sorrise, facendo un altro inchino.
«Bevi un po' d'acqua e riposati, con questo caldo è meglio stare attenti. Buona serata» le disse, facendole l'occhiolino.
«Bu-buona serata a lei» mormorò la ragazza, dandogli le spalle.
«Un mandarino?!» pensò divertito, notando il piccolo tatuaggio che la giovane aveva alla base del collo.

Era un periodo insolito, un sacco di pensieri mi frullavano in testa.
Amavo il mio lavoro, e lo amo tutt'ora, ho sempre pensato che non avrei potuto fare altro, ma c'erano dei giorni in cui desideravo anche io una vita normale…
Quel giorno, in quello strano locale, anche se per poco tempo, mi sono sentito uno qualunque. Quando ho incrociato gli occhi di quella ragazza, può sembrare assurdo, lo so, ma ho sperato di poterlo fare ancora.
Mi sono sentito strano, come se qualcosa ci avesse legati…




Note:
(*) Leggenda del filo rosso del destino.
Unmei no akai ito ovvero la Leggenda del Filo Rosso del Destino: secondo la tradizione, ogni persona porta, sin dalla nascita, un filo rosso legato al mignolo della mano sinistra che lo lega in modo indissolubile alla propria anima gemella. Il filo ha come caratteristica quello di essere lunghissimo, indistruttibile e invisibile e serve a tenere unite due persone destinate prima o poi ad incontrarsi e a stare insieme per sempre.

(*) Konbini: deriva dall'inglese convenience store (コンビニエンスストア chiamati konbiniensu sutoa o, abbreviato, konbini). Piccolo negozio, aperto 24 ore su 24, che vende i prodotti più svariati e che, in certi casi, offre anche servizi specifici come la possibilità di fare fotocopie, fax e bonifici, ricaricare le prepagate e acquistare biglietti per eventi vari. I più grandi sono forniti di tavolini per consumare i cibi venduti.

(*) Izakaya: (居酒屋 composto dalle parole sedersi, sakè e negozio) Si tratta di un tipico locale giapponese che vende principalmente bevande accompagnate da cibo tipo stuzzichini.
Alcuni izakaya, quelli non appartenenti a catene, possono avere anche delle piccole sale private che garantiscono maggiore intimità ai clienti.
(*) Gaijin: (外人 gaijin) Significa letteralmente "persona esterna al Giappone" ed è uno dei termini usato per indicare gli stranieri. Potrebbe essere inteso con una connotazione velatamente razzista rispetto a gaikokujin che vuol dire "persona di una terra esterna al Giappone".
*ho preferito usare questo termine, per una questione di comodità e perché suonava meglio*

(*) Salaryman: (サラリーマン sararīman, letteralmente "lavoratore salariato") Il termine si riferisce ad un lavoratore dipendente (uomo), avente un reddito fisso.

(*) Uchiwa: ventaglio tradizionale giapponese, solitamente regalato alle feste o ai concerti.



Ci vediamo al prossimo capitolo!
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Ma, soprattutto, se le note vi disturbano che, al massimo, la prossima volta, le metto in un commento, così le può leggere solo chi ne ha necessità ;)


Alla prossima!

Silvia


2 commenti:

  1. Uuuuuuh!!! Mi piace!!! Soprattutto i dettagli su come lei sia seduta e il mandarino sul collo. E apprezzatissime le note!
    Bene, a quando il seguito? Hehehe (❤ω❤)

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    1. Tu ti sei commossa con la recensione di Free, ma io mi commuovo con questo commento ♡^♡
      *il mio primo commento alla nuova fanfiction*
      Grazie per aver letto❤
      Il prossimo capitolo sarebbe dovuto arrivare domenica ma ho dovuto apportare delle modifiche, quindi direi che tra una settimana potrei farcela! *^*/

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