Buongiorno mie piccole volpi!
Eccomi qui anche oggi…
Ancora una volta per parlarvi di libri!
Benvenuti nella recensione della mia seconda lettura di maggio!
(tanto per cambiare sono abbastanza indietro anche questo mese)
Prima di cominciare e lasciarvi all'articolo, lasciatemi ringraziare Marco Capocasa, uno degli autori, per avermi contattato nuovamente, proponendomi di collaborare e fornendomi una copia digitale di questo loro romanzo ♥
Ed ora, vediamo la recensione!
RHET
Rhet- prequel di Elbrus -
di Giuseppe Di Clemente
e Marco Capocasa
Editore: Dialoghi
Pagine: 282
Prezzo: 18,62€
Pubblicazione: 1 ottobre 2023
Link acquisto: cartaceo
Trama:
Un equipaggio inedito, quello dell’astronave (Ehima), espressione dei tre popoli di (Rhet) e delle loro diversità: un esule, un’esobiologa e una (Ohdd), le cui storie distanti si intrecceranno in un unico folle destino. Sono stati scelti da coloro che attraversano il tempo e lo spazio affinché l’origine sia rivelata e il contatto, infine, stabilito. Il loro lungo viaggio sta per iniziare.Vi ho già parlato di Marco Capocasa e Giuseppe Di Clemente, qualche anno fa, in occasione della recensione di ELBRUS (che trovate QUI se volete rinfrescarvi le idee) di cui RHET è il prequel.
Piccola curiosità, caricavo la recensione di ELBRUS il 25 maggio 2021 e anticipo quella di RHET al 24 maggio 2024, solo perché di sabato non carico articoli!
Come nel caso di ELBRUS, anche qui devo fare una premessa necessaria, questa volta, per farvi capire la “particolare” struttura di questa recensione.
Dovete sapere che, nonostante io sia, da sempre, fan del fantasy in buona parte delle sue forme, la fantascienza non è esattamente il mio genere.
Purtroppo, quei pochi romanzi del genere che ho letto, mi hanno sempre messa abbastanza in difficoltà, impedendomi di godermi al meglio le trame specifiche, ma anche il genere in sé.
Con questo, non voglio dire che è un genere che mi rifiuto di leggere - altrimenti questo articolo non esisterebbe - ma piuttosto, che ne limito l’approccio solo nei casi in cui la trama mi ispira particolarmente.
Ovviamente, questo è stato il caso di ELBRUS nel 2021 e, di conseguenza, lo è stato anche per RHET qualche mese fa, quando Marco Capocasa mi ha contattato per questa collaborazione.
Come vi dicevo nell’introduzione, RHET è il prequel di ELBRUS e si configura come un grande flashback, o meglio come una lunga trasposizione, quasi un diario di bordo, fatta da quella che potremmo considerare l’Intelligenza Artificiale che ha “guidato” o meglio “accompagnato” gli alieni alla ricerca di un nuovo pianeta, oltre i confini di Rhet, il loro luogo d’origine.
Si ricollega a ELBRUS, perché alcuni anni dopo l’arrivo degli alieni sulla Terra, due degli umani coinvolti all’epoca, si ritrovano. Uno ormai è fuori dal progetto, l’altro invece ci lavora ancora e informa l’ex collega degli ultimi risvolti, delle ultime scoperte.
Da qui, la narrazione si sposta dalla Terra a Rhet e comincia il racconte delle vere e proprie vicende di questo romanzo.
Non voglio entrare troppo nello specifico della trama, in parte perché non voglio rischiare di spoilerarvi qualcosa, rovinandovi praticamente due libri e, in parte perché, avendo delle difficoltà personali con il genere, non vorrei finire col dirvi una cosa per un’altra.
Vi posso dire, però, che da grande amante dei flashback, ho apprezzato molto la struttura del romanzo, che parte con un prologo successivo a ELBRUS, per poi fare un enorme salto indietro, alla scoperta di particolari che nel primo volume erano stati tralasciati, risolvendo questioni in sospeso e dando spiegazioni ulteriori.
Anche in questo caso, proprio come era stato per il primo volume, non abbiamo un vero e proprio protagonista, ma bensì una serie di personaggi principali, ognuno ugualmente importante, con il proprio background ben delineato e le cui vicende, inizialmente in apparenza scollegate, finiranno per intrecciarsi inevitabilmente.
La caratterizzazione generale mi è piaciuta molto, perché è presente in maniera costante l’elemento della grande somiglianza tra alieni e umani.
Quasi a voler sottolineare, per l’appunto, l’umanità dei personaggi, in cui sono fortemente presenti caratteristiche e atteggiamenti comuni, al punto che, per il lettore, è molto facile immedesimarsi e condividere alcuni dei pensieri dei protagonisti.
Interessanti sono anche i legami, che vengono sì resi in maniera umana e realistica, con uno sviluppo naturale e facilmente riconoscibile, ma allo stesso tempo, presentano dei tratti più particolari, atti a caratterizzare la natura aliena delle figure coinvolte.
Passando allo stile di Marco Capocasa e Giuseppe Di Clemente, conoscendolo già, sapevo l’avrei apprezzato, pur trattandosi di temi a cui sono poco avvezza.
La loro è una scrittura molto curata, ricca di termini e dettagli tecnici, da cui traspare lo studio alla base dell’intero romanzo.
Allo stesso tempo, però, si tratta di una scrittura per lo più semplice, fatta per essere compresa anche da chi non è un “addetto ai lavori” o da chi, come me, non è solito approcciarsi con frequenza al genere.
Le descrizioni sono buone, mai ingombranti, sempre in grado di rendere giustizia al worldbuilding e ben inserite nel resto della narrazione, fatta eccezione per alcune sequenze che, in certi punti, risultano un po’ più lente e, a mio parere, troppo dettagliate, al punto che il lettore può rischiare di perdersi.
Lo stesso vale per i dialoghi che, di base sono ben strutturati e scorrevoli, ma che presentano, in certi punti, degli scambi un po’ più macchinosi.
In questo caso, però, personalmente ho trovato questa caratteristica una sorta di tratto distintivo che, potremmo quasi dire, identifichi il modo di esprimersi degli alieni.
Il ritmo narrativo, in generale, è piuttosto buono e coinvolgente.
Anche i punti più lenti, dove la narrazione subisce una battuta d’arresto, sono in grado di catturare il lettore, perché gli permettono di comprendere meglio alcuni dettagli, alcuni eventi e alcuni passaggi in particolare.
Personalmente sono rimasta colpita dalla capacità degli autori di trattare temi importanti e di grande attualità nella società attuale, pur applicandoli ad una società aliena. Si veda ad esempio l’accettazione del diverso, le divisioni sociali, il desiderio di rivalsa, di avere qualcosa in più e di realizzare i propri sogni.
Oltre ad una componente scientifica molto presente, ho trovato anche diversi elementi di filosofia, il tutto davvero ben amalgamato.
In generale RHET è stata una lettura interessante, che mi ha permesso di uscire dalla confort zone, ma che, in ogni caso, mi sento di consigliare principalmente agli amanti del genere, che credo abbiano più possibilità di apprezzare il romanzo nel suo insieme.
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