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venerdì 30 giugno 2017

#34 Cosa penso di: Carry On | recensione |

Quinta lettura!
Finalmente leggo questo libro, non vedevo l'ora!
Non so neanche come ho fatto a resistere fino ad ora, davvero.


Carry On
di Rainbow Rowell.

Editore: Piemme
Pagine: 538
Prezzo: 17,00€ (ebook 6,99€)

Trama:

Simon Snow è il peggior prescelto di sempre. Questo è ciò che sostiene Baz, il suo compagno di stanza. Baz potrà anche essere un vampiro e un nemico, ma ha probabilmente ragione. Per la maggior parte del tempo infatti Simon non sa far funzionare la sua bacchetta, oppure non sa controllare il suo inestinguibile potere mandando tutto a fuoco. Il suo mentore lo evita, la sua ragazza lo ha lasciato, e un mostro con la sua faccia si aggira per Watford, la scuola di magia in cui frequentano l'ultimo anno. Allora perché Baz non riesce a fare a meno di stargli sempre intorno?

Volevo cominciare questa recensione consigliandovi di leggere prima Fangirl e dopo Carry On, ma ora come ora non so dirvi quale possa essere il giusto ordine di lettura.
Io, come avrete visto dalle recensioni precedenti, ho letto prima Fangirl e questo ordine non mi ha dispiaciuto.


Carry On è la storia si Simon Snow, il Prescelto peggiore che esista. Simon è un mago, anzi, secondo una profezia che sembra riguardarlo, Simon sarebbe il Supremo Arcimago: colui che è destinato a salvare il mondo magico e a sconfiggere il Tedio Insidioso.
Non ci sarebbe nessun problema, se non fosse che Simon non è minimamente in grado di controllare il suo potere e quindi incapace di fare gli incantesimi più semplici.
L'unica cosa che viene bene a Simon è esplodere dando fuoco a tutto ciò che lo circonda.
E questo è un bel problema per Basilton, detto Baz, il suo compagno di stanza fin dal primo anno. Perchè Baz è un vampiro ed è decisamente infiammabile.
Ma Baz ha anche un altro problema: è innamorato di Simon fin dalla prima volta che l'ha visto.
Riusciranno Simon e Baz, coinvolti nella stessa lotta, a smetterla di battibeccare e ad andare d'accordo almeno una volta?!
Ma come può Simon fidarsi se Baz continua a nascondergli dove è sparito per i primi due mesi di scuola? E Baz può fidarsi davvero di Simon che è a tutti gli effetti l'erede dell'Arcimago?
Con l'aiuto inaspettato di Penelope, migliore amica di Simon, e Agatha, ex fidanzata di Simon e innamorata di Baz, i due riusciranno a venire a capo di molti dubbi...
Molte domande, però, restano ancora senza risposta: chi è il Tedio? Chi ha ucciso la madre di Baz?


All'inizio, mentre leggevo Fangirl, pensavo che Carry On fosse la fanfiction scritta da Cath. In realtà, e lo spiega la stessa autrice, Carry On non a nulla a che fare con Carry On, Simon (la fanfiction d Cath); si tratta di una storia che Rainbow Rowell ha scritto perchè, dopo averne parlato in Fangirl, ha sentito l'esigenza di dare vita a Simon e Baz.
In un certo senso è come se la stessa Rowell avesse scritto una fanfiction su Simon Snow.


Il protagonista principale della storia è Simon Snow.
A mio parere, Simon è uno di quei personaggi che ispira tenerezza fin dalla sua prima apparizione.
È un ragazzo impulsivo, più propenso ad agire d'istinto e poi a pensare a quello che ha fatto, è coraggioso e pronto a fare di tutto per i suoi amici e per le persone a cui tiene, ma è anche insicuro e un po' indeciso soprattutto a riguardo di quello che prova per Baz.


A proposito di Baz, credo proprio di aver trovato il mio personaggio preferito!
Al di là che Baz è un vampiro, e io ho sempre avuto una predilezione per i vampiri, mi è piaciuto tantissimo come personaggio.
In realtà lo sapevo già mentre leggevo Fangirl che Baz sarebbe diventato il mio preferito.
Baz è indisponente, presuntuoso, sarcastico ma è amche dolce e premuroso e, anche se non sembra, è una brava persona.

Ho apprezzato tantissimo il rapporto che si crea tra Simon e Baz e come questo evolve nel corso del tempo. Baz è certo di essere innamorato di Simon, mentre Simon si accorge dei suoi sentimenti solo dopo, nonostante non pensi ad altro che tenere sotto controllo il suo compagno di stanza. I due sembrano non sopportarsi, eppure sono profondamente legati.

In generale, tutti i personaggi sono davvero ben caratterizzati e resi al meglio sia dal punto di vista fisico che caratteriale. La cosa che più mi ha colpito sono le relazioni e i legami che si instaurano, perchè sono analizzati in maniera accurata.

Le ambientazioni sono semplici, ma ben rese al punto che i luoghi reali di Londra sono facilmente identificabili anche per chi, come me, ha sempre visto la City solo in fotografia.
Non mi soffermo molto su ambientazioni e descrizioni perchè sono importanti, è vero, ma sono i sentimenti a farla da padrone.

Lo stile della Rowell è semplice ma d'impatto e, come ho già detto nel caso di Fangirl e Eleanor & Park, ha la capacità di trattare argomenti importanti e temi forti in maniera semplice e accessibili a tutti, senza però cadere nel banale o essere scontata.
I personaggi sono sempre curati, anche i secondari o i meno importanti e le descrizioni non prevalgono mai su tutto il resto. I dialoghi sono fluidi, simpatici e divertenti.
La Rowell ha la capacità di catturare il lettore fin dalle prime pagine e di tenerlo incollato fino alla fine del libro.
Carry On non è il classico Young Adult, come non lo sono tutti i libri della Rowell, perchè c'è sempre qualcosa da imparare tra le righe. 

E, prima di concludere, mi è piaciuta molto la struttura del libro stesso.
Carry On è diviso in quattro parti, a loro volta suddivise in capitoli. La particolarità è che ogni capitolo è narrato in prima persona da uno dei personaggi: non sono solo Simon e Baz a parlare, abbiamo la possibilità di vedere il punto di vista di Penelope e Agatha e anche di alcuni personaggi minori ma, non per questo, meno importanti. Secondo me questo è molto interessante perchè la prima persona di solito limita la percezione del lettore, mentre così si ha un quadro completo degli eventi.

In conclusione, se avete letto Fangirl, di certo non potete perdervi Carry On!
Lo consiglio vivamente a tutti: a chi conosce la Rowell e a chi non la conosce, a chi apprezza gli Ya e a chi non ne ha mai letto uno.
Non fatevi ingannare dall'aria "potteriana" che si respira nell'intera vicenda perchè Harry Potter non ha nulla a che fare con Carry On, ve lo dice una potterhead.


Il mio voto è:
✰✰✰✰✰
5/5

Alla prossima!

Silvia

giovedì 29 giugno 2017

#3 Bookish Fox - Lettura digitale sì o no?

Questo mese ho acquistato solo due cartacei (DUE).

Ok, dicevamo...
Questo mese ho comprato solo due cartacei (manga esclusi) e quindi mi sono detta: vista l'incetta di ebook che ho fatto, quale occasione migliore per parlare di lettura digitale?

Ebbene sì, faccio parte di quella categoria di persone che legge (anche) in digitale.
Ho ricevuto in regalo il mio piccolo dolce Kobo Glo (per gli amici Kobetto), circa cinque anni fa, più o meno quando Kobo ha cominciato la sua collaborazione con Mondadori.
Inizialmente, forse perché troppo abituata alla lettura cartacea, ho acquistato pochissimi ebook Negli anni successivi, però, mi sono resa conto di quanto potesse essere comodo avere un e-reader e ho cominciato a sfruttare le promozioni giornaliere e quelle delle case editrici.
Durante il mio primo anno d detentrice di Kobo (2013) ho acquistato 56 ebook, di cui 15 gratis, senza prestare attenzione alle promozioni, ma solo controllando che il prezzo non fosse troppo esagerato.
Lo scorso anno (2016), invece, ho acquistato 248 ebook, di cui 23 gratis, e l'ho fatto approfittando di un'infinità di promozioni (grazie Newton Compton!) tipo "tutto a 0,99€" o "tutto a 1,99€" o ancora "3x2".
Ovviamente questi ebook che ho raccimolato nel corso degli anni, non sono solo miei, perché anche mia mamma si è da qualche tempo convertita alla lettura digitale. Lo scoglio duro della famiglia è mio papà, che proprio non vuole saperne, ma un detrattore ci vuole sempre, se no che bello c'è!?
Ma andiamo con ordine!

Com'era la mia vita prima dell'e-reader?
La mia vita di lettrice "pre-Kobo" era esattamente come quella di ognuno di voi.
Entravo in libreria, mi attraeva una copertina, leggevo la trama e compravo il libro.
All'epoca non seguivo Booktube e non avevo Instagram quindi non potevo farmi "influenzare" dalle letture altrui, perciò i miei acquisti erano relativamente limitati.
Nonostante questo, dopo anni e anni di lettura forsennata, mi sono ritrovata con la libreria piena e il portafogli vuoto (o quasi).
Mi sono anche trovata con una serie di libri per cui avrei seriamente preferito spendere qualche euro in meno e che hanno finito solo con l'occupare spazio sugli scaffali.
Senza contare il fatto che odio profondamente scrivere sui libri e che l'unico modo per appuntarmi le frasi che mi piacevano era scriverle su un quadernino o su dei fogli. Inutile dire che, ad un certo punto, ho smesso di farlo...
Credetemi, mettersi alle 2 di notte a scrivere frasi su un quaderno non è il massimo della vita.

Aggiungeteci che sono una lettrice compulsiva e che devo sempre avere un libro con me. E con sempre, intendo proprio sempre!
Nel mio zaino di scuola c'era sempre spazio per un libro, soprattutto perché (per me) i momenti per leggere a scuola erano parecchi. Di solito leggevo in tram al mattino e al pomeriggio, ma è capitato di trovarmi a leggere durante lezione o nella pausa pranzo.
In vacanza, se si stava via una settimana i libri erano almeno quattro, mentre per un fine settimana me ne bastavano due. Non era detto che riuscissi a leggerli tutti, ma dovevo avere una scelta perché non accettavo il fatto di non avere nulla da leggere ( e non lo accetto nemmeno ora, eh!).
Ed infine, dettaglio puramente personale ma rilevante, uno dei posti dove ho sempre passato la maggior parte delle mie ore di lettura è il letto. Ho sempre letto prima di dormire, stesa a letto.
Avete mai provato ad appoggiarvi sulla pancia o da qualunque altra parte il volume unico della trilogia de Il signore degli anelli? Io sì e pesa, molto!

Com'è la mia vita dopo l'e-reader?
Con l'arrivo dell'e-reader, lo devo ammettere, ho cominciato a comprare meno cartacei.
Ora acquisto un cartaceo solo in quattro situazioni:
1) Se è di una saga che ho cominciato in cartaceo e che mi piace, ovviamente.
2) Se è di uno dei miei autori preferiti.
3) Se è un'edizione particolare (vedi la trilogia del Tearling o Illuminae).
4) Se è conveniente rispetto all'ebook.
Il quarto caso si presenta raramente, ma mi è capitato.
Ora, se non sono convinta al 100% che il libro che ho appena sfogliato in libreria mi piacerà da matti, controllo il costo dell'ebook e, se mi conviene, lo acquisto in digitale.
Ne hanno giovato sia la mia libreria, che è ancora in procinto di esplosione ma non a livelli critici, sia il mio portafoglio perché con i soldi di un cartaceo posso arrivare a comprare anche sei o sette ebook.
Senza contare che, se poi la trama non mi piace, non mi sento in colpa per aver speso un sacco di soldi. Certo, mi scoccia, ma almeno ho sprecato 2€ e non 20€.
In più, posso sottolineare senza rovinare le pagine, perché l'e-reader è studiato anche per questo e posso pure aggiungere delle note. Entrambe le cose, poi, posso recuperarle e rileggere quando voglio.
Il mio piccolo Kobetto sta comodamente in qualsiasi borsa (anche in tasca a volte), non si rovina, non si sporca e, soprattutto, non rischio di perdere i segnalibri per metà dei mezzi pubblici a mia disposizione.
In vacanza mi bastano il Kobo e un manga e ho l'imbarazzo della scelta, indipendentemente da quanto starò via e da quanta voglia avrò di leggere.
Infine, il Kobo contiene centinaia di libri ma pesa quanto un volumetto da 100 pagine, posso leggere in pace senza sfracellarmi lo sterno, anche quando la CR è l'Enciclopedia Britannica.


Ok, ok, non fate quelle facce!
Non sto dicendo che la lettura digitale sia il bene e quella cartacea il male.
La lettura digitale ha anche diversi lati negativi e sono io la prima ad ammetterlo.
Ad esempio il Kobo, per quanto io gli voglia molto bene, non profumerà mai di carta o non avrà mai la consistenza delle pagine di un libro (per questo non ci sono aggiornamenti che tengano).
Il Kobo non è a colori, quindi se volete fare una bella foto in stile Instagram, vi dovrete accontentare del black and white. In più il Kobo si scarica, certo ci mette un bel po' però lo fa, e potrebbe anche avere dei malfunzionamenti o dei difetti di fabbrica.

Credo sia ovvio, e credo che siamo tutti d'accordo, che il cartaceo è sempre sarà il cartaceo!
I libri nascono cartacei e noi tutti li amiamo per questo, io per prima.
Se pensate che il mio sogno è lavorare in libreria (o anche solo restarci chiusa una notte) e che ho fatto volontariato in biblioteca, dove ero sommersa di polvere ma felice perché c'erano i libri, vi fate un'idea precisa del mio amore per il cartaceo.

Devo però ammettere che la lettura digitale ha cambiato la mia vita da lettrice.
Dovendo gestire un budget limitato, non posso sempre permettermi l'edizione cartacea e lo stesso vale per lo spazio. Ho 27 anni, ho cominciato a leggere a 6...fatevi i vostri conti.

Alla domanda:
Lettura digitale sì o no?

La mia risposta è:
Lettura digitale sì, ma...

Non giudico chi non apprezza la lettura digitale come non giudico chi non apprezza quella cartacea (vabbè quelli forse un po' sì, dai), penso che ognuno di noi abbia il diritto di avere i propri gusti e di farsi la propria idea sulle cose.
Prima di provare a leggere un ebook, ero convinta che non facesse per me, ora se non avessi il Kobo sarei costretta a dormire in corridoio o peggio, a non comprare libri. E non riesco nemmeno ad immaginarlo!

E voi cosa ne pensate?
Leggete in digitale?
Vi piace o no?

Alla prossima!

Silvia

martedì 27 giugno 2017

#33 Cosa penso di: The fate of the Tearling | recensione |

Quarta lettura del mese!
Questo libro! Quanto ho atteso questo libro, voi non potete capirlo!
Cominciamo con la recensione e non perdiamoci in chiacchiere 😉


The fate of the Tearling
di Erika Johansen.

Editore: Multiplayer Edizioni
Pagine: 429
Prezzo: 19,00€ (ebook 7,99€)

Trama:

In meno di un anno Kelsea Glynn, dall'adolescente impacciata che era, è diventata una sovrana sicura di sé. Mentre maturava nel suo ruolo di regina del Tearling, questa giovane testarda e lungimirante ha trasformato il regno intero. Nel suo tentativo di eliminare corruzione e vessazioni e riportare giustizia si è fatta numerosi nemici, in patria e nei territori confinanti: il più terribile di tutti è la Regina Rossa, che non si è fatta scrupolo di rivolgere il suo esercito contro il Tearling. Per proteggere la sua gente da un'invasione devastante, Kelsea ha compiuto una scelta incredibile: si è consegnata coi suoi zaffiri magici al nemico, lasciando il trono a Mazza Chiodata, fidato comandante della sua guardia personale, cui ha affidato il ruolo di reggente. Questi, però, non ha alcuna intenzione di arrendersi fino a quando non sarà riuscito a salvare coi suoi uomini la regina, ora prigioniera nel Mortmesne. Qui inizia il capitolo finale, nel quale il destino della regina Kelsea e dell'intero Tearling saranno finalmente rivelati!



The Fate of the Tearling è il terzo ed ultimo capitolo della saga scritta da Erika Johansen.
In questo libro, finalmente, veniamo a sapere come si conclude l'intera vicenda.

Prima di cominciare la recensione, voglio spendere due parole sull'aspetto visivo di questo libro che, come per i due precedenti, è qualcosa di pazzesco!
La copertina è bellissima, con il titolo e i fronzoli blu lucidi e leggermente in rilievo, ma anche l'intera edizione è molto curata.
Ci sono, come sempre, le pagine anticate e delle piccole illustrazioni all'inizio di ogni capitolo. Abbiamo anche una cartina sia all'inizio che alla fine del libro e, alcune illustrazioni a pagina intera che spezzano la narrazione, rappresentandone degli stralci.
A proposito di illustrazione, se nei primi due volumi mi erano piaciute, in questo terzo le ho amate dalla prima all'ultima: trovo che siano le migliori, in quanto a stile.


Ed ora veniamo a noi!
Come saprete se avete letto i primi due volumi della saga, la trilogia del Tearling racconta la storia di Kelsea, una ragazza di diciotto anni che si trova improvvisamente ad essere regina di un'intera nazione.
Il Tearling, però, non è uno regno semplice da governare e Kelsea dovrà imparare subito a capire di chi fidarsi davvero e di chi no.
In questo terzo volume ritroviamo la nostra Regina Glynn esattamente dove l'avevamo lasciata alla fine del secondo libro: imprigionata e diretta dalla Regina Rossa. Nel frattempo Mazza Chiodata cerca di portare avanti al meglio il compito di reggente.

Non vi posso svelare di più, perché rischierei davvero di farvi uno spoiler in fila all'altro. In fin dei conti questo è l'ultimo capitolo della saga e tutti i nodi vengono al pettine.


Cominciamo subito dai personaggi che sono, essenzialmente, tutti quelli che abbiamo imparato a conoscere finora.
La protagonista principale è, come sempre Kelsea, di cui ho parlato parecchio nelle mie recensioni di The Queen of the Tearling e The Invasion of the Tearling.
In questo terzo volume, la ragazza matura sia dal punto di vista caratteriale che psicologico, viene ulteriormente caratterizzata e veniamo a conoscenza di diversi particolari fino ad ora sconosciuti.
Nel complesso, tutti i personaggi subiscono una maturazione e ci vengono presentati in maniera più dettagliata e completa.
Ho apprezzato tantissimo la caratterizzazione della Regina Rossa, perché è un personaggio che mi ha intrigato fin da subito, nonostante non la si possa definire esattamente positiva.
Un altro particolare interessante sono i capitoli dedicati al passato, agli anni successivi al Passaggio, quando ancora non esisteva il Tearling, ma solo la Terra di Tear.
Da questi capitoli capiamo davvero molte cose sul Tearling e ci vengono svelati molti dettagli oscuri sui personaggi di Fetch e Row Finn, ma anche su Tear, il fondatore del Tearling.
Tra tutti,questi sono stati i miei capitoli preferiti, perché si capisce come il Tearling sia diventato quello che è ora.

Anche le ambientazioni sono le stesse dei due libri precedenti.
L'unica novità è la Terra di Tear, che ci viene descritta, come sempre molto bene.
La Johansen riesce a dare al lettore una resa perfetta dei luoghi in cui si ambienta la vicenda. E lo fa realizzando descrizioni dettagliate ma semplici, che consentono al lettore di visualizzare i luoghi in maniera precisa, ma anche di farsi una sua idea personale.
Le immagini scorrono perfettamente davanti agli occhi del lettore, che si trova subito catapultato al fianco dei personaggi.

Da un punto di vista della scrittura, non ho assolutamente nulla da dire.
Lo stile della Johansen mi piace molto, perché è semplice ma curato allo stesso tempo. La mia è stata senza dubbio una lettura coinvolgente ed appassionante, anche perché ero davvero curiosa di sapere cosa sarebbe successo e come sarebbe andata a finire.
Ho trovato solo i primi capitoli un po' lenti, non c'è un motivo preciso in realtà. Molto semplicemente sono andata avanti abbastanza a rilento per quasi metà della prima parte (il primo libro): mi dava l'impressione che non stesse succedendo niente di particolare e che fossero solo pagine e pagine di descrizioni, dialoghi e strani ragionamenti dei personaggi.
Dal capitolo dieci (ma anche un po' prima) in poi, tutto diventa frenetico, fatti importanti e avvenimenti si susseguono molto velocemente, al punto che non riuscivo più a staccarmi dalle pagine. Mi è capitato che alcuni termini non mi suonassero un gran che, ma mi rendo conto che questo è un "problema" della traduzione e non del libro in sé.

Una cosa che mi sento di dire, prima di concludere la recensione, riguarda il finale.
Purtroppo dovrò essere vaga per non svelarvi come si conclude il libro, ma cercherò in ogni caso di farmi capire.
Ho sentito che molti non hanno apprezzato il modo in cui si conclude la saga, criticando l'autrice perché poco in linea con il resto della vicenda e perché poco sensato e affrettato.
Da un mio punto di vista, nonostante non mi abbia convinto appieno, il finale mi è sembrato adatto e perfettamente in linea con l'intero svolgersi degli eventi. Sì, è vero, forse è un po' affrettato, ma arrivati alla fine l'intera narrazione subisce una discreta accelerazione in fatto di ritmo e non c'è da stupirsi che tutto cambi in un battito di ciglia.

Insomma, in conclusione, consiglio senza ombra di dubbio questo terzo volume a tutti colore che hanno già iniziato la saga. A chi non l'ha fatto, invece, consiglio di farlo perché è una trilogia che merita non solo dal punto di vista della bellezza dei volumi, ma anche per la trama accattivante e diversa dal solito.

Sebbene questo terzo libro mi sia piaciuto molto, io resto sempre dell'idea che il secondo libro sia in assoluto il migliore.

Il mio voto è:
✰✰✰✰ e mezzo
4,5/5







Alla prossima!

Silvia

#32 Cosa penso di: 5cm al secondo | recensione |

Terza lettura di giugno!
Qui si procede alla velocità della luce ( sè, vabbè...)
Dopo Your Name, mi sono appassionata a questo genere e allo stile di Makoto Shinkai, quindi non potevo perdermi anche questo suo libro.
Go! Go! Go!


5 cm al secondo
di Makoto Shinkai.

Editore: Edizioni BD - jPop romanzi
Pagine: 145
Prezzo: 10,00€ 

Trama:

L'amore, a velocità terminale, è accolto e condiviso soltanto da chi non accetta possa rallentare e fermarsi. Akari insegnava cose a Takaki, e lui la faceva sentire protetta. I due si erano incontrati alle elementari, ma poi erano stati costretti a separarsi alle medie e, da quel momento, le loro anime erano rimaste senza una direzione da seguire... I loro sentimenti, impossibili da spiegare tutti nel celebrato film di animazione, vengono qui esplorati dall'autore e regista Makoto Shinkai, con il suo stile delicato e profondo, in questa trasposizione letteraria della storia.




Partendo dal presupposto che questo libro mi è piaciuto molto, voglio premettere che non è ai livelli di Your Name.
Lettore avvisato, mezzo salvato!


5cm al secondo è la storia di Takaki e Akari, due ragazzi che si conoscono alle elementari e che stringono subito un forte legame.

Entrambi costretti a spostarsi spesso a causa del lavoro dei genitori, finiranno col perdersi di vista poco prima dell'inizio delle medie. Prima di separarsi per sempre, quando si rendono conto che la distanza che li dividerà sarà troppa, i due decidono di organizzare un ultimo incontro.
Le loro strade finiranno per incontrarsi ancora o i due saranno destinati a vivere due vite separate?
La vita dei due ragazzi continua, nonostante la solitudine della separazione, fino a quando Takaki decide di tornare a Tokyo per frequentare l'università.
Sarà forse questa l'occasione per rivedere Akari?


Come nel caso di Your Name, anche 5cm al secondo è la riscrittura dell'omonimo film, da cui è stato tratto anche un manga in due volumi (che recensirò a breve) e l'autore è sempre Makoto Shinkai, sceneggiatore e regista degli omonimi film.
Come scrive lo stesso autore, nella postfazione, il romanzo è scritto in modo che possa essere capito e apprezzato anche da chi non ha visto il film, come nel mio caso.
Nonostante io l'abbia salvato in computer da diversi mesi, sono riuscita a vedere il film solo dopo aver terminato la lettura del libro. Vi dirò che non mi è dispiaciuto, ma ho apprezzato di più il romanzo.

Il protagonista principale dell'intera vicenda è Takaki Tono, di cui seguiamo la storia dalle elementari fino ai primi anni nel mondo del lavoro.
Takaki è un ragazzino abituato a cambiare spesso scuola e città a causa del lavoro dei suoi genitori. È gentile con tutti, ma allo stesso tempo un po' chiuso e solitario, per questo lega subito con Akari, che ha un carattere simile al suo.
Anche Akari viaggia spesso a causa del lavoro dei genitori e fa fatica a legare con in compagni, soprattutto a Tokyo che si rivela una realtà completamente opposta alla sua città di origine.
Un altro personaggio importante, nonostante sia secondario, è Kanae, una ragazza che frequenta le medie e il liceo con Takaki, a Tanegashima.
Kanae è una ragazza allegra, sportiva e un po' impacciata che si innamora di Takaki a prima vista.

In generale, i personaggi sono caratterizzati abbastanza bene, soprattutto i tre principali ovvero Takaki, Akari e Kanae.
Hanno tutti e tre un carattere ben definito, provano emozioni chiare e riconoscibili e vivono esperienze tipiche della vita di tutti i giorni.
Takaki è il protagonista meglio realizzato, non per nulla l'intera vicenda ruota attorno a lui, mentre di Akari già sappiamo qualcosina di meno, anche se abbiamo comunque un buon quadro della sua vita. Io, però, avrei voluto saperne di pi su Kanae, perchè a primo impatto mi è sembrata un personaggio interessante che avrebbe potuto essere più sviluppata, anche ai fini della vicenda generale.
Diciamo che, con qualche elemento in più, mi sarei potuta identificare in Kanae (sportività a parte), ma vista la situazione, nessuno dei personaggi mi ha fatto provare una particolare empatia.
Forse, ed è un mio parere personale, si tratta di protagonisti più adatti all'animazione che alla letteratura.

Da un punto di vista descrittivo, le ambientazioni sono ben strutturate e i luoghi sono sempre resi in maniera perfetta nonostante non ci si imbatta mai in descrizioni particolarmente lunghe.
Shinkai, con poche pennellate riesce a tracciare un quadro definito pur nella sua semplicità.
Da padrone, però, la fanno le descrizioni dei sentimenti, degli stati d'animo e dei ragionamenti dei protagonisti. Tutto risulta ben percepibile e il lettore non può non emozionarsi con i personaggi.

Come per Your Name, lo stile di Shinkai mi ha catturato fin dalle prime parole, trasportandomi accanto ai personaggi e permettendomi di vivere con loro l'intera vicenda.
Ho avuto delle difficoltà ad identificarmi nello specifico in un personaggio, è vero, ma le emozioni mi hanno molto colpito.
Shinkai ha una scrittura semplice ma d'impatto, con descrizioni accattivanti che sembrano dei quadri (o delle inquadrature di un film), emozioni forti ma tipiche della quotidianità.
Penso che Shinkai abbia non solo delle ottime capacità nella realizzazione di film di animazione, ma anche buone basi nella scrittura. Insomma, lo trovo decisamente in grado di scrivere un romanzo e non solo la sceneggiatura di un film.
Se avete visto il film, vi sarete accorti che è stato diviso in tre maxi episodi. Lo stesso è stato fatto per il libro: la narrazione è stata divisa in tre parti, seguendo l'andare del film, che a loro volta sono divise in mini capitoli di qualche pagina ciascuno. In un certo senso si tratta di tre maxi racconti che però sono collegati tra loro.

Sono molto contenta di aver potuto leggere anche questa sua opera, così come di vedere il film, anche se il mio preferito resta Your Name. Non per niente, viene definito il suo capolavoro.
Personalmente, in ogni caso, trovo che sia il romanzo perfetto per approcciarsi all'autore, perchè si tratta di un libro davvero ben scritto.
Ve lo consiglio anche se avete già letto Your Name, anche se penso sarà difficile trovare 5cm al secondo migliore, sia nel caso del libro che del film.
In definitiva, come vi accennavo all'inizio, un buon libro ma non ai livelli di Your Name.

Il mio voto è:
✰✰✰ e mezzo
3,5/5


Alla prossima!

Silvia



lunedì 26 giugno 2017

#2 Bookish Fox - #HARRYPOTTER20

C'è un momento nella vita in cui dovresti scrivere una recensione, ma sei una potterhead e hai appena scoperto che oggi è il ventennale della prima pubblicazione di Harry Potter, quindi molli tutti e scrivi un articolo.



Eh sì, avete capito bene!
Vent'anni fa, nel lontano 1997, veniva pubblicato per la prima volta Harry Potter e la Pietra Filosofale. Ovviamente stiamo parlando dell'edizione originale, in Italia sarebbe arrivato solo l'anno dopo, nel 1998.

Ora, conoscete tutti la storia di Harry Potter, vero?
Ragazzino un po' mingherlino, abiti di seconda mano, vive nel sottoscala degli zii, una strana cicatrice a forma di saetta sulla fronte...
Vi dice niente?
Dai, che lo sapete tutti cosa succede dopo, non avete bisogno che ve lo racconti io.

Infatti, non sto scrivendo questo articolo per raccontarvi la storia di Harry Potter, ma bensì per parlarvi di me ed Harry Potter!
Perché la nostra è una storia d'amore lunga una vita, credetemi!

Oh, suvvia, non fate quelle facce...si fa per dire!

Dovete sapere che quando uscì Harry Potter per la prima volta, io avevo 7 anni (ed ora potete farvi voi i conti di quanto sono vecchia).
All'inizio, non era per nulla così famoso come lo è ora, anzi forse non lo conosceva nessuno.
All'uscita in Italia del primo volume, io avevo 8 anni ed ero molto presa dai miei libri de Il club delle Baby-sitter, provate ad immaginare quanto potesse interessarmi Harry Potter.
Il primo libro, infatti, è arrivato a casa Fox grazie a mia mamma che, dopo aver letto la trama, ci ha visto qualcosa di interessante e l'ha comprato più per lei che per me.
Avete letto bene, i libri di Harry Potter, ad essere onesti, sarebbero di mia mamma.
Il fatto che siano nella mia libreria e che io li adori a giorni alterni e me li guardi tutte le sere prima di dormire e che ucciderei chiunque me li rovinasse...beh, sono dettagli trascurabili.

Ma dicevamo...
Mia mamma l'ha letto subito e le è piaciuto molto (vi dico solo che anche i successivi li leggeva prima lei di me), io invece non ho avuto lo stesso feeling immediato.
Incuriosita, all'incirca attorno ai 9 anni, l'ho preso in mano e ho cominciato a sfogliarlo, c'erano anche i disegni e la copertina era bella (dovete sapere che io ho la primissima edizione, quella della foto qui accanto), perciò ho deciso di cominciare a leggerlo!

E voi penserete che mi sia piaciuto da matti...e invece no!
Purtroppo per voi io non rientro nella categoria di gente che:
≪ Io ho letto Harry Potter a 5 anni e mi ha cambiato la vita ≫
Ragazzi, mi dispiace deludervi, ma a 5 anni non avete una vita da cambiare...avete 5 anni!

Ma polemica a parte, quando ho letto Harry Potter per la prima volta, non sono riuscita a superare il terzo capitolo.
Ebbene sì! Lo confesso!
La prima volta che l'ho letto, non mi è piaciuto per niente!
Io credo che sia semplicemente un fattore di età.
A 9 anni già leggevo molto, ma leggevo libri adatti alla mia età e, lasciate che ve lo dica, Harry Potter non era adatto per nulla.

Il mio amore per la saga è nato esattamente tre anni dopo, nel 2001, dopo aver visto il film.
Ricordo di essere rimasta in parte traumatizzata da Voldemort che, nel primo film mette un'ansia che metà basta. E quella cosa che fa con la testa il povero Raptor? A 11 anni c'è da rimanerci svegli la notte, soprattutto se siete facilmente impressionabili come me.
Allo stesso tempo, però, la prima cosa che ho fatto arrivata a casa, è stata prendere il libro e metterlo sul comodino: io dovevo leggerlo!
Dovevo, capite!
In realtà, se non ricordo male, sono riuscita a leggerlo solo nel periodo estivo, perchè volevo essere concentrata. Lo stesso vale per La Camera dei segreti e Il prigioniero di Azkaban, che ho letto subito dopo, uno in fila all'altro.

Da quel momento ho cominciato ad attendere con ansia l'uscita dei libri successivi, e anche dei film perché avevo una mega cotta per Daniel Radcliffe (e questo forse era meglio se non ve lo dicevo).
Ne parlavo in classe con i compagni, perchè ognuno di noi aveva la sua idea su come si sarebbe sviluppata la vicenda, facevamo la raccolta delle figurine e riempivamo il diario con i ritagli e le camere con i poster.
Secondo me la "mania" è partita proprio in quegli anni: quando si sono resi conto che Harry Potter poteva essere un successo di massa non da poco.

E avevo 13 o 14 anni, non vi dico ora che ne ho 27 in che situazione critica sto.

Insomma, tutto questo bla bla bla, per dirvi che, Harry Potter non avrà cambiato la mia vita di essere umano, ma di certo ha cambiato quella di lettrice.
Devo ad Harry Potter la mia passione per i fantasy, in particolare quelli che parlano di magia, e per le saghe (che, ormai lo sapete, attiro come una calamita).
Devo ad Harry Potter, anche se non totalmente, la mia passione per le fanfiction che, se scritte bene, sono dei veri e propri capolavori.
E, per finire, devo ad Harry Potter una buona fetta della mia passione per la scrittura, perché la mia prima fanfiction conclusa è su Harry Potter e lo è pure quella che sto scrivendo ora.
E se, un giorno, riuscissi a scrivere bene anche un decimo di quanto scrive bene la zia Row... beh, sarei la pseudo scrittrice più felice di questo mondo.

La saga di Harry Potter è piena di messaggi importanti, perché si parla di amicizia, di famiglia, di vittoria del bene sul male, di legami profondi e tanto altro, ma alla fine ognuno ha il diritto di trarne il suo personale insegnamento.
A me, ad esempio, ha insegnato che essere secchioni è un bene e ti para il fondo-schiena in più di una situazione ( a te e agli altri), guardate Hermione!
Ma mi ha fatto capire anche molto altro che no sto qui a dirvi...

Il mio messaggio finale è questo: leggete i libri, guardate i film, fate quello che vi pare ma, se non vi piace, non mi rompete troppo le scatole che io non le rompo a voi. Vivi e lascia vivere!

Ed ora, torniamo a festeggiare!



E voi?
Quale è stata la vostra esperienza con Harry Potter?
Cosa vi ha insegnato?
Vi è piaciuto subito o c'è voluto del tempo?

Alla prossima!


Silvia.



#4 Bullet Journal | Calendex e Level 10 Life |

Eccomi qui pronta per il quarto articolo sul magico mondo del bullet journal!
Come promesso oggi vi parlerò di Calendex e Level 10 Life, due tracker (sono tracker, secondo voi?) molto interessanti che sto sperimentando io stessa.



Il Calendex è un metodo di catalogazione (se così vogliamo definirlo) che ci aiuta ad annotare tutti quegli impegni che avremo in un futuro prossimo, ma non abbastanza da essere segnati nella visione giornaliera.

La Level 10 Life, invece è una forma di autovalutazione che ci permette di valutare il nostro livello su dieci categorie a scelta e di impostare degli obiettivi per avanzare di livello.

So che sembra complicato, ma vedrete che non è così!



Cominciamo con il Calendex!

Quello che vedete in foto è il mio personale Calendex del 2017, una delle prime sezioni realizzate nel mio bullet juornal all'inizio dell'anno.
Prima di realizzarlo mi sono documentata per vedere se era una cosa che mi sarebbe servita e, in effetti, non è del tutto inutile.
Ero partita con l'idea di un semplice future log, ma poi i compleanni mi hanno riempito tutto lo spazio. Il Calendex si è rivelato una necessita.
Ma andiamo con ordine, magari vi parlerò del future log in un altro articolo, ora vediamo come si compone un Calendex e come funziona.

Il Calendex è un mix tra un calendario e un indice (come si può intuire dal nome) ed è stato inventato da Eddy Hope nel 2014 ed è subito diventato una componente importanti in molti bullet journal.
Si potrebbe dire che sia un indice dedicato solo agli eventi.

Come vedete dalla foto, per il Calendex sono necessarie due facciate continue che andranno divise in 12 colonne (una per ogni mese dell'anno).
Se, come me, avete un Leuchtturm1917, avrete delle colonnine di 2cm l'una. Dovrete poi riportare i giorni da 1 a 31 e dividere i mesi secondo le settimane (io lo faccio da lunedì a domenica).
Ora che la struttura base c'è, non vi resta che improntare un codice colore in base a ciò che vorrete segnare sul Calendex.
Io, al momento, ho cinque voci che distinguo per colore ma anche per simbolo: il ciclo è un pallino rosso (appunto solo il giorno di inizio), i compleanni sono un pallino verdino, gli eventi un quadratino verde, le visite mediche un quadratino viola e il lavoro una X rossa.
Sta ovviamente a voi creare il vostro codice e scegliere le categorie.

Ma come funziona il Calendex?
Non fatevi scoraggiare dalle spiegazioni arzigogolate che troverete su internet, in realtà è semplicissimo!
Ve lo spiego con un esempio con cui integrerò subito il mio Calendex.
Proprio in questi giorni, ho scoperto che il cinema dove vado di solito organizza una rassegna estiva: proietterà per soli due giorni a settimana alcuni dei film di maggior successo degli ultimi mesi.
A me interessa andare a vedere Pirati dei Caraibi - la vendetta di Salazar che non sono riuscita a vedere con la normale programmazione. Peccato che sia fissato per il 9 e 10 agosto e che io debba ancora preparare il setup di luglio.
Cosa posso fare?
In questo caso il Calendex mi viene in aiuto.
Sul giorno di oggi scriverò "Pirati dei Caraibi 9/10.ago PA" e poi sul Calendex nei giorni 9 e 10 agosto riporterò il numero della pagina dove ho fatto l'annotazione che sarà 165.
Quando controllerò il Calendex ai primi di agosto, quando sarà il momento di appuntare gli eventi sulla visione mensile, tornerò a pagina 165 e troverò la mia annotazione.
E il gioco è fatto!

Una cosa che io annoto sul Calendex, nonostante non sia un evento futuro, sono i giorni che passo in ufficio. Lo faccio per tenere conto delle ore che dedico al mio piccolo lavoretto in modo da valutare regolarità, produttività e impegno.

E, in tal proposito, passerei alla Level 10 Life.

Questa è la mia personalissima Level 10 Life che ho realizzato all'inizio dell'anno e di cui vado molto fiera, perché trovo mi sia venuta molto bene.

Cos'è la Level 10 Life?
Io direi che la si potrebbe definire un metodo di autovalutazione e sviluppo personale.
Come vedete, la Level 10 Life ha una costruzione un po' complessa e può sembrare anche di difficile utilizzo, ma non lo è.
Si tratta, molto semplicemente, di un quadrato 10cm X 10cm che deve essere diviso in 10 spicchi, a loro volta divisi in 10 sezioni.

Una volta preparata la struttura principale, dovrete creare una griglia nella pagina accanto.
Fatto ciò vi basterà pensare alle dieci categorie che vorrete valutare.
Si tratta di una scelta totalmente personale, perché poi dovrete fare autocritica e autovalutazione, ma soprattutto dovrete porvi degli obiettivi.

Vi faccio un esempio pratico, basandomi sulla mia Level 10 Life.
Una delle categorie che ho scelto è SCRITTURA. Quando ho scelto la categoria, ho dovuto valutare il mio punteggio da 1 a 10 e, trattandosi di un periodo di blocco, l'ho fissato a 3.
Dopodiché ho cominciato a pensare a cosa avrei potuto fare per far salire il mio livello magari a 4 o a 5, così ho scritto nell'apposito spazio della pagina accanto scrivere tutti i giorni.
E per arrivare al livello 8 o a dirittura al 10?
Così ho aggiunto scrivere una fanfiction in 4 mesi, aprire un blog ed essere regolare con la pagina Facebook, scrivere dei racconti e, in ultima, scrivere un libro.

Insomma, lo scopo della Level 10 Life è l'autovalutazione e la capacità di porsi degli obiettivi che vi permettano di migliorare.
Trattandosi di una cosa molto personale dovete essere sinceri con voi stessi al 100%, in questo caso barare non serve a nulla perché non siete sotto esame e non vincerete nessun premio una volta raggiunto il 10° livello. Semplicemente potrete avere la soddisfazione di esservi realizzati in quella data categoria, avrete la certezza di aver fatto il massimo e di aver raggiunto il massimo.

Quando colorare il livello successivo sta a voi deciderlo, perchè sta a voi capire se siete migliorati e avete fatto progressi in quel dato campo.
Lo scopo non è raggiungere il decimo livello entro la fine dell'anno, ma migliorare sè stessi avanzando il più possibile. Non è una gara, quindi fate tutto con i vostri tempi e non imponetevi obiettivi impossibili, vedrete che i miglioramenti non tarderanno ad arrivare.

Quella che vedete è la mia Level 10 Life ancora come è stata compilata a gennaio e vi posso dire che quasi in tutte le categorie posso avanzare di uno o due livelli.

E con questo si conclude anche il quarto articolo dedicato al bullet journal, il prossimo sarà dedicato al progetto di cui vi parlavo la scorsa volta. Sarò un articolo un po' particolare che spero vi piacerà!

Alla prossima.

Silvia



venerdì 23 giugno 2017

#7 Diario di bordo: Piani diabolici di conquista!

- Cosa facciamo questa sera Prof. ?
- Quello che facciamo tutte le sere, Mignolo: tentare di conquistare il Mondo!



Mi sembrava calzante con il titolo, voi che ne dite?
Ma svarionamenti di questa povera disgraziata (che sarei io) a parte, per quale strano ed assurdo motivo vi ho voluti riunire qui oggi?
Ma per conquistare il mondo, no?!
Ah no? Dite che non è possibile?
Vabbè, allora vi dico che in realtà siamo qui per chiacchierare del futuro di questo blog, perchè miei cari lettori ho grandi piani in mente * inserire tono convinto e cospiratore*

Sono un po' di giorni (in realtà da quando ho aperto il blog, quindi sono mesi, ma non importa) che penso di riorganizzare i miei social.
Il fatto è che ho ritrovato la voglia di scrivere, ma ho anche voglia di impegnarmi con questo blog per farlo crescere e perchè vorrei diventasse qualcosa di più serio (perchè serio al 100% quando si parla di me non è il caso).
Ma così voi non ci capirete nulla, quindi cominciamo dall'inizio!

Non so se vi ho mai parlato della mia passione per la scrittura che è seconda solo a quella per la lettura. Magari ci scriverò un articolo più approfondito, vi dico solo che circa due anni fa ho aperto una pagina Facebook dove ero solita scrivere tutto quello che mi passava per la testa.
La pagina è Sognando ad occhi aperti mondi lontani e, in questi due anni, ha raggiunto i 2267 like, cosa che io non avrei mai nemmeno immaginato. Ci ho lavorato molto, realizzando le copertine per gli album, studiando una buona divisione per argomento e cimentandomi con il FBML (che non ho mai capito per cosa sta).
Insomma, era venuto fuori un gran bel lavoretto e io ne andavo molto fiera.


Poi, però, ho avuto un periodo di blocco.
Un periodo che si è protratto per un bel po', forse quasi un anno, e ho abbandonato la pagina.
Tutto quello che scrivevo, perchè di scrivere non ho mai smesso in realtà, non mi sembrava mai adatto e non mi convinceva mai al 100%, così non lo pubblicavo ( e mai lo farò).

In quel periodo mi ero anche appassionata di recensioni di libri e così è nata Bookish Fox in the box. (la pagina legata a questo blog), in cui per quasi un anno ho pubblicato recensioni a sprombattuto.
La pagina, però, viste tutte le limitazione che Mr. Zucchina impone, non ha avuto il gran successo che speravo e quindi, mi sono detta che era giunto il momento di aprire un blog.

Del tipo: lo fanno tutti, perchè io no?
Perchè sono un impedita con la tecnologia e se non ci fosse stata Grazia de La Spacciatrice di libri sarei ancora lì a cercare di capirci qualcosa.
Adesso penso di essermi messa in carreggiata: non è facile per una come me, che scrive ancora a mano, entrare in contatto con Blogger e i suoi meccanismi, ma ormai penso di aver imparato quello che c'era da imparare ed ora voglio migliorare sempre di più!
E qui entrano in gioco i piani diabolici di conquista di cui vi parlavo.
Cosa vuole combinare questa benedetta ragazza? vi chiederete voi.
Ora ve lo spiego.

Quello che voglio fare, in realtà, è molto semplice.
Prima di tutto, credo proprio che nasconderò la mia pagina di scrittura. Ormai sono secoli che non pubblico qualcosa e, per quanto mi pianga il cuore chiuderla, non mi va nemmeno di lasciarla inattiva.

Poi, voglio chiudere anche la pagina di recensioni. Per il semplice fatto che è talmente in disordine che faccio prima a ripartire da zero che a sistemarla.

Terzo punto, per quanto riguarda Facebook, voglio aprire una pagina legata esclusivamente al blog, che si chiamerà come il blog (la fantasia).
Lì raccoglierò, non solo le condivisioni delle recensioni e degli altri articoli che continuerete a trovare qui, ma anche le foto del mio buller journal, le foto delle mie uscite (quelle di cui vi parlerò nei preferiti), le condivisioni delle fanfiction che ho intenzione di scrivere e anche qualche cosina a caso scritta da me.

Altra cosa che voglio fare è passare al profilo aziendale su Instagram e legarlo al blog, in modo da avere un altro canale di condivisione e una possibilità di contatto.
Perchè, lo step finale, sarà quello di creare una mail Gmail apposita per il blog, dove potrà contattarmi chiunque di voi. Sia mai che si fa viva pure qualche casa editrice * huahuahua*
Ammetto che mi piacerebbe anche imparare ad usare Google+, ma lì mi servirebbe un aiuto da qualcuno di voi (AAA cercasi anima pia con molta pazienza.)

In questo modo spero di ottenere, da parte mia, più regolarità e migliori risultati, e da parte vostra, più visibilità e quindi partecipazione.

Quando avranno inizio questi piani?
Dato che il caldo mi uccide, credo proprio che se ne parlerà a settembre, anche se io sono già segretamente all'opera. Diciamo che volevo avere qualche parere e magari qualche consiglio soprattutto da chi è nell'ambiente da più di me.

Che ne pensate?
Avete delle proposte? 
Qualche cambiamento/miglioramento da suggerire?
Io sono a vostra disposizione!

Ed ora torno a sciogliermi per il caldo!
Ma solo io appiccico e sudo anche dove pensavo non fosse possibile?!?!

Alla prossima!

Silvia.

giovedì 22 giugno 2017

#3 Bullet Journal | tipi di tracker |

Dopo secoli e secoli, eccomi qui con un nuovo articolo dedicato al bullet journal!
Sto lavorando ad un progetto che secondo me potrebbe rivelarsi interessante, ma nel frattempo...oggi parliamo di tracker.



Prima di vedere nello specifico i vari tipi di tracker, cerchiamo di capire cos'è e a cosa serve.
Nella maniera più semplice, il tracker altro non è che un metodo utile al monitoraggio di alcune attività.
To track, infatti, vuol dire tracciare, perchè con il tracker noi tracciamo un grafico (più o meno semplice) dell'andamento di una certa attività.
Messo così può sembrare un po' complicato e anche dispersivo, in realtà i tracker sono utilissimi sotto molti fronti e non sono per nulla difficili da usare.




Prima di cominciare, vi avviso che alcuni di questi tracker io non li utilizzo (perchè per me non sono necessari) e che di altri riporterò il nome con cui io stessa li ho sempre sentiti chiamare. Se dovessero esserci correzioni da fare, non esitate a dirmelo.

Cominciamo con il tracker più semplice che potreste usare nel vostro bullet juornal: il tracker delle ore o giornaliero.

Quello che vedete nella foto qui accanto è il mio bullet journal con il layout che ho scelto per il tracker giornaliero.
Precedentemente lo disegnavo in un unica fila di quadretti ma l'effetto non mi piaceva più, così sono passata ad un riquadro 4x6 quadretti.
Il tracker delle ore è strettamente legato al color coding (codice colore). Come potete vedere nella parte sopra, i quadretti che rappresentano le ore del giorno, sono colorati in base all'attività svolta. 
Es.: giallo = ore di sonno.
Dalle 2 alle 9 ho dormito.
Arancio = tempo libero (che io identifico come i pasti ed eventuali spostamenti brevi)
Dalle 9 alle 10 ho fatto colazione e ho preso il tram fino al centro città.
Nella parte sotto, invece, potete vedere il tracker vuoto, pronto per essere colorato con le varie attività giornaliere.

A cosa serve un tracker delle ore?
Molto semplicemente a monitorare il vostro stile di vita giornaliero, tenendo traccia di quelle che sono le vostre attività principali e di quanto tempo impiegate a svolgerle.
Personalmente lo trovo molto utile perchè mi aiuta a capire se è il caso di aumentare o diminuire il carico di lavoro, le ore di sonno, il tempo che passo a leggere (che non sarebbe mai abbastanza, per come la vedo io), ecc...
Vi faccio un esempio: a fine mese scorro i vari tracker giornalieri per farmi un'idea di come strutturare le giornate il mese seguente. Se mi accorgo di aver trascurato il lavoro in favore della lettura o del sonno, mi auto-impongo di dormire di meno (ma sempre 8 ore, mi raccomando) e di impegnarmi di più nel lavoro. Oppure se mi accorgo di aver fatto pochi lavori domestici, mi impegno a gestire le giornate in modo che sia sempre tutto pulito e in ordine.
Sono esempi un po' stupidi, me ne rendo conto, ma la mia organizzazione ne ha tratto giovamento, ve lo posso assicurare.

Un altro tracker molto utile e forse il più usato è l'habit tracker o tracker delle abitudini.
Un tracker che vi occuperà forse un po' pi spazio rispetto a quello qui sopra, ma che si rivelerà nel corso del tempo molto molto utile. Io, ad esempio, non potrei farne a meno!

Inizialmente, nel vecchio bujo, usavo la visione mensile di questo tracker, ma mi sono accorta di non essere per niente regolare nella compilazione.
La regolarità è una delle mie croci, sappiatelo.
Con la vista settimanale (per cui mi sono ispirata a @qualcosadierre), invece, mi trovo benissimo e non dimentico mai di compilare.

Come funziona un habit tracker?
L'habit tracker non è altro che il monitoraggio di alcune abitudini tipiche della vostra giornata.
Avete l'abitudine di svegliarvi alle 7, ma sapete che qualche volta vi capita di sgarrare e volete vedere quante volte succede in un mese?
L'habit tracker fa per voi!
Se vi sveglierete alle 7 riempirete la casellina, mentre non lo farete se resterete a poltrire fino alle 10.
Ma potete anche sfruttarlo per darvi degli obiettivi.
Volete svegliarvi presto tutte le mattine perchè, come nel mio caso, avete bisogno di regolarizzare gli orari e volete vedere quanto riuscite ad essere regolari?
Allora riempirete la casella solo se riuscirete a raggiungere il vostro obiettivo e, a fine mese, vi renderete conto di quanto siete stati bravi e mattinieri.
Come vedete non è complicato.

Sotto, nella stessa pagina, potete vedere anche due social tracker utili soprattutto a chi gestisce un blog, una pagina Facebook, un profilo Instagram o un canale Youtube.
Il primo, il piccolino, serve a tenere conto di quando e quanti post avete pubblicato nel corso della settimana. Mentre l'altro, quello più grandicello, tiene conto dell'aumento o del calo di like/follower nei vari social.

Un altro tracker che ho cominciato ad usare quest'anno è il tracker dell'umore.
Anche in questo caso potete farne una visione annuale, mensile o giornaliera. Io ho deciso di cominciare con una visione annuale, ma non mi precludo la possibilità di crearne una versione settimanale o giornaliera. Diciamo che ci sto lavorando.

Anche il tracker dell'umore è di utilizzo molto semplice.
Si tratta di un metodo abbastanza pratico per monitorare il nostro umore nel corso del mese e, di conseguenza, anche nel corso dell'anno.
Vi confesso che inizialmente non ne vedevo l'utilità, ma poi mi sono convinta: tutto sta nel decidere i giusti stati d'animo da tenere d'occhio.
Io, ad esempio, sono una persona molto pigra e ansiosa perciò ho deciso di monitorare la mia produttività e la mia ansia, in aggiunta ad altri stati d'animo più basici.

Il funzionamento è semplice e intuitivo.
Tutto quello che dovete fare è colorare la casellina del giorno in base a quello che è stato l'umore predominante. Potete anche abbinare due colori, o creare caselline più grandi da dividere in mattina-pomeriggio-sera per avere un quadro più dettagliato.
Anche questo, insomma, è un tracker a libera interpretazione e che ognuno di voi può personalizzare in base alle necessità.
Se volete un parere personale, io mi trovo molto bene nonostante non sempre mi riesca di essere regolare. Per questo sto valutando l'idea di rivisitarlo in modalità settimanale.


Qui sotto, per concludere questo articolo kilometrico, vi propongo un collage con altri tracker che io non uso ma che ho sentito spesso nominare o che ho visto usare da altri.
Le immagini sono prese da Pinterest, dove potete trovare miliardi di idee utili e di spunti interessanti.



I primi due che incontriamo (numeri 1 e 2) sono altri due modi di strutturare l'habit tracker.

Nel primo caso (1) abbiamo un calendario per ogni attività, il che ci consente di visualizzare in maniera più dettagliata l'andamento mensile di una certa abitudine.
Non ho mai provato questo layout, ma mi da l'idea di essere comodo e scomodo allo stesso tempo.
Di sicuro c'è una certa comodità nel suddividere le attività, ma allo stesso tempo mi sembra dispersivo e utile solo se non abbiamo molto da monitorare.

Nel secondo caso (2) abbiamo la visione mensile dell'habit tracker di cui vi parlavo qui sopra.
Avendola usata vi posso dire che è molto comoda e che vi consente di monitorare molte attività contemporaneamente. Se come me, però, non siete costanti, a lungo andare potreste dimenticarvi di compilarlo.

Gli altri tre (3,4 e 5),invece, sono tracker più particolari e specifici.

Il terzo esempio (3) è un tracker delle serie tv che, lo dice il nome, vi serve per controllare l'avanzamento della visione delle vostre serie tv preferite.
In oltre vi serve anche per annotarvi le serie che vorreste vedere e per farvi un'idea del numero di stagioni ed episodi.
Non ho una foto disponibile, ma questo tracker è una new entry nel mio bullet journal e si sta rivelando molto utile.

Il quarto (4) e il quinto (5) esempio sono, rispettivamente, un tracker dedicato esclusivamente alle ore di sonno e uno ai passi fatti durante il giorno.
Percè ho esso proprio questi due?
Perchè volevo mostrarvi qualcosa di un po' più particolare, per farvi capire come sia possibile realizzare un tracker per qualsiasi cosa. Basta solo armarsi di pazienza per disegnare la struttura e impegno nel compilarlo.


Con questo si conclude il terzo articolo dedicato al bullet journal, spero vi sia stato utile e di non avervi annoiato.
So che vi avevo detto che vi avrei parlato anche del calendex, ma non volevo scrivere un articolo troppo lungo... ve ne parlerò la prossima volta insieme alla level ten life!

Alla prossima!

Silvia




giovedì 15 giugno 2017

#31 Cosa penso di: Il mistero del treno azzurro | recensione |

Questa è la mia seconda lettura di giugno.
Dov'è la prima?
La prima non c'è, per il momento, perché si tratta del libro scelto per il GDL di Grazia la Spacciatrice di libri e la recensione la leggerete a fine mese 😉
Questo, invece, è il libro che ho scelto per la sfida di lettura di LPS - Le parole segrete. Questo mese era prevista la lettura di un libro di un genere che non si legge spesso.
Cominciamo!


Il mistero del treno azzurro
di Agatha Christie.

Editore: Mondadori
Pagine: 244
Prezzo: 10,00€ (ebook 6,99€)

Trama:

Il lussuoso Treno Azzurro unisce nella notte Londra con la Costa Azzurra, trasportando personaggi dell'alta società, miliardari americani, nobili europei, ereditiere e investigatori famosi come Hercule Poirot.
Tra loro anche la giovane e bella Ruth Kettering, figlia del miliardario Van Aldin e moglie infedele del corrotto Derek Kettering.
Per lei, è l'ultimo viaggio: all'arrivo a Nizza, infatti, viene ritrovata strangolata e, per di più, senza la preziosa collana di rubini che aveva con sè.
Gli indiziati sono numerosi: il marito, l'amante, un'avvenente ballerina, un imprendibile ladro internazionale.
Chi è stato? 
La polizia brancola nel buio, ma non Poirot...



Ormai, dopo quasi sei mesi di recensioni, penso vi sarete resi conto quanto io adori il fantasy e credo anche che ormai sia chiaro che leggo prevalentemente questo genere.
In realtà leggo anche altri generi, alcuni che mi piacciono di più altri di meno, e tra i miei preferiti ci sono i gialli. Io adoro i gialli, anche se non li leggo spesso come vorrei.
I miei preferiti sono quelli di Sherlock Holmes, ma non disdegno nemmeno Maigret, mentre per quanto riguarda Agatha Christie, devo dire che apprezzo lo stile ma non sopporto Poirot.
E che libro sono andata a scegliere? Ovviamente uno con Poirot, perché una seconda possibilità non si nega a nessuno.


Il mistero del treno azzurro, come tutti i gialli che si rispettino, è la storia di un omicidio.
Il Treno Azzurro è un treno di lusso che collega Calais alla Costa Azzurra e che si fa scenario di un omicidio misterioso.
Ruth Kettering, figlia del miliardario americano Rufus Van Aldin viene trovata morta nella sua cabina in circostanze piuttosto misteriose. La sua morte sembra essere solo la conseguenza di una rapina, ma Poirot, che si trovava in viaggio sul treno, non ne è così convinto.
Cominciano quindi le indagini per capire chi abbia ucciso Ruth Kettering. Principali indiziati sembrano essere il marito Derek Kettering, da cui la donna aveva intenzione di divorziare, e l'amante il conte la Roche a cui la donna stava per ricongiungersi.
Nelle indagini di Poirot viene coinvolta Katherine Gray, trovatasi per caso a parlare con la vittima poco prima della sua morte e, per circostanze quasi assurde, conoscente di Derek Kettering.
Importante dettaglio dell'omicidio, è la sparizione dei gioielli che la vittima portava con sé, perché dal principio fino alla fine nulla è quello che sembra e l'assassino si rivela essere il personaggio più improbabile.


Vi fa capire quanto poco io legga gialli, il fatto che questo è il primo che mi trovo a recensire e, onestamente, non idea di come strutturare la recensione e se sia necessario apportare modifiche a quello che, di solito, è il mio modo di procedere.
Dovendo stare attenta a non fare spoiler, col rischio di svelarvi l'assassino prima del tempo, cercherò di dire ma non dire...proprio come fa Poirot.

A proposito di Poirot, vediamo i personaggi.
Da un punto di vista generale, i personaggi non sono affatto male, anzi sono ben caratterizzati. Ci vengono descritti abbastanza bene anche da un punto di vista fisico, ma è il lato caratteriale quello che più colpisce perché ognuno ha un carattere diverso con degli atteggiamenti specifici che lo rendono subito identificabile.
Ovviamente mi riferisco principalmente ai protagonisti, ma anche i personaggi secondari sono realizzati bene.
Bisogna dire, però, che in questo genere la parte più importante la fa la trama. I personaggi sono necessari, come credo sia ovvio, ma non c'è l'obbligo di caratterizzarli in maniera perfetta o di renderli in maniera tale che il lettore si identifichi. L'unica cosa che è inevitabile, quando si parla di personaggi, è provare o meno simpatia o antipatia che, secondo me, sono cose che vanno oltre la caratterizzazione.
Ditemi che non vi è mai capitato di trovare un personaggio ben caratterizzato, ma antipatico sopra ogni dire (o il contrario)?!
In tal proposito, mi vedo costretta ad aprire una parentesi sul nostro Hercule Poirot, "forse il migliore investigatore privato del mondo"
Al di là di uno spontaneo "tiratela meno", che mi è salito alle labbra circa venti volte mentre leggevo il libro, non posso evitare di confessare la mia totale antipatia nei confronti di Poirot.
Lo trovo un personaggio realizzato molto bene e con un'ottima caratterizzazione, non fraintendetemi, ma "a pelle" non sono mai riuscita a sopportarlo. Credo che dipenda proprio dal fatto che è un personaggio completo nella sua resa e con un carattere bene definito.
A volte penso che la Christie abbia voluto renderlo antipatico di proposito.
Poirot, per chi non lo conoscesse ( a detta sua sarebbe una tragedia), è un ometto dalla testa ad uovo con due improbabili baffetti e una discreta considerazione di sé stesso. Poirot fa l'investigatore privato e, alla stregua della Signora in giallo, sembra essere sempre nel posto giusto al momento giusto. E il posto giusto è dove c'è un omicidio, ovvio no?!
A mio parere Poirot pecca un po' troppo di presunzione e, in maniera velata (ma non troppo), tende sempre ad auto-promuoversi. In più è un gran ruffiano, lasciatemelo dire!
Non lo boccio nella sua totalità, perché anche lui ha dei rari momenti di simpatia, ma a mio parere non bastano a renderlo uno dei miei personaggi preferiti in tema di investigatori.
E adesso basta se no scrivo un trattato.

L'ambientazione principale è il Treno Azzurro, perché è lì che avviene il fatto increscioso. Ci sono poi altri luoghi più o meno importanti, che costituiscono ambientazioni secondarie non sempre necessarie alla trama, ma più di passaggio. Non so se mi spiego...
In ogni caso, devo dire che le descrizioni sono sempre ben rese e ovviamente si arricchiscono di particolari quando il luogo preso in esame è fondamentale alle indagini di Poirot e quindi alla trama.

Ma veniamo ora alla parte più importante in un libro giallo: la trama, per l'appunto. E con essa, ovviamente, vedremo anche lo stile di scrittura.
Vi dirò che la trama è molto molto ben congeniata!
Nulla è lasciato al caso e tutto, alla fine, trova la sua soluzione. Ovviamente non mancano i colpi di scena: il lettore, inizialmente, è portato ad orientarsi verso la colpevolezza di un personaggio o due, senza però prestare attenzione a dettagli fondamentali. Tutto acquisisce maggiore chiarezza verso la fine, quando risulta più semplice entrare in sintonia con i ragionamenti di Poirot e arrivare alla soluzione del caso.
Io, ad esempio, ad un certo punto della lettura ho cominciato ad avere dei sospetti (che credevo abbastanza infondati, in realtà) su un certo personaggio: che poi si è rivelato l'assassino.
Ma non posso dirvi altro se no non è più divertente.

Per quanto riguarda lo stile, la scrittura della Christie è senza dubbio scorrevole e senza troppi fronzoli che distraggono il lettore.
Il suo stile è chiaro, preciso,dettagliato ma non in maniera eccessiva e consente una lettura abbastanza veloce. C'è solo una cosa che mi ha un po' rallentato e anche un po' destabilizzato.
Mi riferisco al fatto che per i primi dieci capitoli non succeda assolutamente nulla. Intendiamoci, ho capito benissimo che i primi capitoli servono a lanciare degli spunti al lettore, ad introdurlo al meglio nella scena e a fornirgli la possibilità di fare le sue indagini. Però, bisogna ammetterlo, ci rende conti di questo solo alla fine del libro; prima è inevitabile pensare che i prii dieci capitoli siano un pochettino inutili e che rallentano la lettura.

Insomma, in definitiva, si è trattata di una lettura interessante ed entusiasmante. Come, del resto, sono tutti i gialli!
Restare incollati alle pagine, farsi un sacco di idee su chi potrebbe essere stato l'assassino, tentare quasi di analizzare le prove...il bello dei gialli è proprio questo: hanno senza dubbio la capacità di coinvolgere il lettore fino alla fine.
Più nello specifico, questo non è stato un brutto libro, anzi!
Purtroppo però non mi ha preso come speravo.
Mi è piaciuto, non lo nego, ma non al punto da dargli un punteggio pieno. Sono dell'idea che la Christie abbia scritto di meglio e voglio assolutamente recuperare altri suoi romanzi.
La mia antipatia per Poirot e forse il fatto che non sono più abituata a leggere questo genere, sono fattori che mi hanno sicuramente influenzata, nonostante questo lo consiglio a chi ama il genere e anche a chi si avvicina per la prima volta a queste letture.
Non è un giallo complesso ed è sicuramente leggibile anche a chi è nuovo del genere.


Il mio voto è:
✰✰✰
3/5

Alla prossima!

Silvia