Buona sera mie piccole volpi!
Eccomi con un nuovo articolo.
Oggi torno a parlarvi di libri!
Benvenuti nella recensione della mia prima lettura - ufficiale - di marzo!
Come LE MAREE NERE DEL CIELO, anche I FILI ROSSI DELLA FORTUNA, secondo volume di quattro della serie IL TENSORATO, è un romanzo che staziona in libreria da un bel pezzo, perchè non ho mai avuto la giusta ispirazione per leggerlo.
Come vi dicevo, però, anche quest'anno, ho l'obiettivo di smaltire un po' la mia TBR megagalattica e quindi mi sono detta che questo poteva essere il momento giusto per cimentarmi con tutta la serie!
E quindi, eccomi qui, pronta a lasciarvi all'articolo!
I FILI ROSSI DELLA FORTUNA
I fili rossi della fortuna
- Il Tensorato II -
di Neon Yang
Editore: Mondadori
Pagine: 192
Prezzo: 12,00€ (ebook 7,99€ - audiolibro 7,66€)
Pubblicazione: 23 novembre 2021
Link acquisto: cartaceo/ebook
Trama:
Profetessa ormai decaduta, dominatrice degli Elementi, e figlia della Protettrice, Sanao Mokoya ha deciso di cambiare vita. Un tempo le sue visioni davano forma alle vite dei suoi concittadini in tutto il paese, ma, anche se prevedeva immani tragedie, Mokoya non aveva modo di ridisegnare il futuro. Devastata dalla perdita della figlia, inizia una caccia contro i letali naga, capaci di oscurare il cielo, nelle lande più remote del regno, lontana da tutto ciò che amava, accompagnata da un branco di raptor. Seguendo le tracce di un enorme naga che minaccia la città mineraria ribelle di Bataanar, Mokoya incontra lə misteriosə e affascinante Rider. Ma le cose non sono come sembrano: la bestia che entrambe inseguono nasconde un segreto che potrebbe far scoppiare la guerra in tutto il Protettorato. Invischiata in una cospirazione di magie e tradimenti, Mokoya deve venire a patti con il suo dono straordinario e pericoloso, o rischiare di perdere quel poco che ancora le è caro.
Recensioni volumi precedenti:
Ed eccomi qui con la recensione del volume due della saga de IL TENSORATO!
Mi è piaciuto più del primo? No.
Sarà anche questa una recensione non propriamente positiva? Sì.
Ma cerchiamo di andare con ordine!
Se nel primo volume (Le maree nere del cielo), dopo un'introduzione generale, abbiamo seguito principalmente Akeha, in I FILI ROSSI DELLA FORTUNA, seguiamo Mokoya.
Mokoya che, da alcuni anni, ha abbandonato il marito e il Grande Monastero, per unirsi alla squadra di Adi nella caccia ai naga.
Nello specifico, le vicende ruotano attorno alla ricerca di un naga in particolare che, oltre a seminare il panico tra i cittadini del luogo, sembra avere delle speciali abilità legate alla slascienza.
Durante la sua ricerca, Mokoya si imbatte in Rider e nel suo naga Mora.
Rider non è ancora confermatə e ha un modo tutto suo di controllare e manipolare la slasca, usandola quasi come mezzo di trasporto.
Anche con l'aiuto di Rider, Mokoya scopre che il Tensorato e il Protettorato nascondono qualcosa di sconvolgente e pericoloso, pratiche ed esperimenti che, in un certo senso, anche la stessa Mokoya sembra conoscere.
Non posso spingermi oltre sulla trama, perchè, come potete vedere dalla scheda, il volume non è molto lungo e i fatti si concentrano in un lasso di tempo molto breve e si susseguono in modo piuttosto concitato.
Diversamente dal primo volume, qui troviamo qualche informazione e qualche descrizione in più, anche se le perplessità iniziali, almeno per quanto mi riguarda, restano e, sinceramente, mi sembra che non si faccia nulla per cercare di risolvere questo "problema", anzi...
Mi spiego meglio.
Ne I FILI ROSSI DELLA FORTUNA, non mancano i colpi di scena e gli stravolgimenti di trama sono spesso inaspettati ma, allo stesso tempo, è tutto reso in maniera molto frettolosa e quasi sommaria.
Vengono descritte delle cose, ma se ne tralasciano altre, vengono date delle informazioni (poche), ma non sono quelle necessarie a capire gli eventi.
Capisco la necessità di mantenere un ritmo concitato e serrato, ma così si rischia di far perdere il lettore, che si vede bombardato di avvenimenti spiegati in maniera troppo rapida per essere compresi al meglio.
Personalmente, credo ne risenta la trama di base che, di per sé, come vi dicevo anche nella recensione del primo volume, potrebbe anche essere interessante.
Anche in questo caso, sono interessanti i temi trattati che ruotano sempre attorno alla consapevolezza di sé, del proprio destino e delle proprie capacità, ma che, allo stesso tempo, fanno anche una sorta di critica sociale, reinventandola e riadattandola al contesto fantasy.
Per quanto riguarda la trama, non vorrei dilungarmi oltre, perchè questo è pur sempre il secondo libro di quattro e rischierei di rovinarvi - probabilmente - tutta la saga.
Mi permetto di aggiungere una piccola critica puramente di percezione personale, perchè non credo sia voluto, bensì un richiamo involontario.
Vi avviso che potrebbe essere un po' spoiler...
Forse sono io che, quando mi si toccano determinati temi, ho le antennine in azione, ma quando Mokoya lega/inserisce l'anima (chiamiamola così per convenzione) della figlia (che è morta alla fine del primo volume) al suo raptor Fenice, ho percepito - un po' troppo - delle Full Metal Alchemist vibes e devo ancora capire se mi ha infastidito o meno.
Sapete che mi piacciono i richiami a quelli che sono "i miei preferiti", ma quando sono fatti in modo diverso: qui non l'ho percepita come al solito, ma ripeto, forse è solo un mio problema!
Passando ora ai personaggi, come vi dicevo, protagonista principale di questo secondo volume, come era anche un po' prevedibile, è Mokoya, gemella di Akeha, figlia della Protettrice Sanao, moglie di Thennjay, il nuovo Sommo Abate e profetessa.
Oltre a lei, rivediamo molto altri personaggi del precedente volume, ma ne vengono anche introdotti di nuovi, come ad esempio Rider, in cui si imbatte Mokoya durante la ricerca del naga.
Per quanto riguarda i personaggi, ancora una volta, non posso entrare troppo nello specifico, perchè lo sviluppo caratteriale dei singoli è strettamente legato alla trama di base e rischierei di rovinarvi alcuni dei principali colpi di scena del romanzo.
Da un punto di vista generale, ancora una volta, devo dire che la caratterizzazione non mi è dispiaciuta e l'ho trovata nuovamente abbastanza curata, soprattutto nel tentativo di rendere più realistiche e naturali possibili tutte le figure, sia in positivo che in negativo.
Purtroppo, però, in questo caso, non mi sono piaciuti i legami e non mi riferisco a quelli già esistenti, che si sviluppano dal volume precedente, quanto piuttosto a quelli nuovi.
Nello specifico mi riferisco a quello tra Mokoya e Rider.
Sapete ormai che il mio rapporto con l'instalove è di amore/odio, perchè tende a non piacermi, a meno che non sia ben gestito e giustificato in qualche modo. Ecco, qui non è né uno né l'altro, perchè Mokoya e Rider si conoscono per caso, in modo anche piuttosto burrascoso, si parlano due minuti e BOOM!: amore eterno e imperituro, fiducia incondizionata, sogni di futuro insieme.
Uno sviluppo del genere me lo aspetto da un romance (ma forse nemmeno, perchè un po' ci spero sempre) ma non da un fantasy che vuole anche tentare di essere una storia di denuncia sociale o che altro.
Senza contare che Mokoya è sposata, ma non è nemmeno questo il problema. Il problema è che Thennjay sa della relazione e la incoraggia!
Sicuramente c'è un motivo, ma - udite udite - non ci viene spiegato e torniamo sempre al fatto che questo libro non fornisce al lettore le basi e/o i tasselli di unione per comprendere fatti, concetti e avvenimenti.
Quindi, per farvela breve, non è la relazione tra Mokoya e Rider il problema, ma il fatto che questa non viene minimamente né spiegata né contestualizzata, perchè diciamocelo, nulla in questi libri viene né spiegato né contestualizzato.
Sullo stile di Neon Yang mi sono già espressa, quindi riconfermo il mio parere.
La sua è una scrittura interessante e dallo stile molto personale che, per come la vedo io, potrebbe dare molto di più: i generi e gli stili sono amalgamati bene, ma nello specifico de I FILI ROSSI DELLA FORTUNA, si sente che manca qualcosa.
Sembra quasi che, o si parta dal presupposto che il lettore già sappia (spoiler: no), o si cerchi di proposito di omettere dei dettagli, senza però - ancora una volta - dare spiegazioni.
Le descrizioni - e questa volta ce n'è qualcuna in più - sono buone: dettagliate ma non ingombranti, così come i dialoghi, a loro volta ben strutturati, anche quando sono volutamente ripetitivi (nei miei appunti ho proposto un gioco alcolico su Rider che chiama Mokoya, ma questi sono dettagli).
Il ritmo narrativo che ne deriva è abbastanza buono e discretamente scorrevole.
Nonostante ci siano dei buchi, a volte abbastanza evidenti (e non mi è chiaro se sia voluto o meno), il lettore non si annoia mai e, anzi, riesce a completare la lettura in maniera rapida.
Insomma, come avevo profetizzato (per stare in tema) all'inizio della mia lettura - sempre nei miei appunti - il mio voto non è migliorato, perchè non ho riscontrato la presenza di quelli che io ritengo dettagli fondamentali quando si scrive un fantasy.
Come sempre, non mi sento di non consigliarvelo, perchè sicuramente I FILI ROSSI DELLA FORTUNA nello specifico, ma anche la saga de IL TENSORATO, sono letture particolari e diverse dal solito, che a voi potrebbero piacere molto più che a me (o molto di meno - chi può dirlo).
Insomma, nel complesso, ho deciso di non alzare, ma nonostante tutto, nemmeno di abbassare il giudizio.
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