Buona sera mie piccole volpi!
Rieccomi con un nuovo articolo.
Oggi torno a parlarvi di libri!
Benvenuti alla recensione della mia unica lettura ottobre!
Vi accennavo nel recap mensile - per l' appunto - di ottobre, di aver cominciato un libro ma di non averlo finito e che, avendo in programma di completarlo a breve, ve lo avrei inserito nelle letture di novembre.
Ebbene, eccolo qui!
Oggi, infatti, vi propongo la recensione di un romanzo di un genere che non sono solita leggere, ma a cui mi ha fatto piacere approcciarmi.
Approfitto quindi, prima di cominciare, per ringraziare non solo Massimiliano Stefani, l’autore, ma anche Luca Terlizzi di Recensioni Autentiche, per avermi contattato ancora, dandomi la possibilità di leggere e recensire questo romanzo.
Ed ora, direi di passare alla recensione vera e propria!
TRIESTE, 1974
Trieste, 1974
di Massimiliano Stefani
Editore: Inifinito Edizioni
Pagine: 306
Prezzo: 16,00€ (ebook 5,99€)
Pubblicazione: 15 aprile 2022
Link acquisto: cartaceo/ebook
Trama:
Sabato 27 aprile 1974, alle 21,47, a Trieste, nella scuola slovena di via Caravaggio, rione di San Giovanni, esplode una bomba, figlia della strategia della tensione neofascista in città. Da qui parte un viaggio ambientato negli anni Settanta in una Trieste affascinante e multietnica, percorsa dalle inquietudini e dalle tensioni politiche dell’epoca, mentre l’intera Italia è sconvolta da sanguinosi attentati, come quello al treno Italicus. Su uno sfondo sociale minuziosamente ricostruito, s’intrecciano le storie private dei quattro protagonisti di questo romanzo storico che scaturisce da uno scrupoloso lavoro di ricerca. L’arrivo in città di Pier Paolo Pasolini per una conferenza alla Casa dello studente fa da trait d’union alle singole vicende personali, ciascuna delle quali, seppure con esiti differenti, appare fin dall’inizio sospesa tra un gioco di combinazioni casuali e il compimento di destini ineluttabili.“Nonostante il male storico e metafisico che prova a stroncare (peggio, a insozzare) ogni nostro sforzo, e nonostante il finale (anche) tragico del romanzo, in tutte le vite raccontate da Stefani c’è l’oltre e, quasi, l’oltranza, ma senza superbia. Di questa tensione, leggera e profonda al tempo stesso, abbiamo bisogno, come del pane”. (Gianluca Paciucci)